Nel referendum del 12-13 giugno scorso hanno votato circa 28 milioni di cittadini (per mano, un giro intorno alla Terra!), ben oltre il 50% degli aventi diritto. Dicendo “sì” all’acqua come bene comune ed alla sua gestione coerente con questa definizione; “sì” alla produzione di energia da fonti rinnovabili anziché dal nucleare; “sì” alla “legge uguale per tutti”, quindi anche per il presidente del consiglio ed i ministri, ai quali il “legittimo impedimento” riconosceva condizioni di favore.
Un voto trasversale rispetto alle appartenenze di partito, promosso e sostenuto da una pluralità di soggetti espressi dalla società civile, per il quale i partiti di opposizione in parlamento, l’Idv in primis, hanno svolto comunque un ruolo importante.
Dove la televisione e gli altri mezzi di comunicazione di massa hanno inciso meno di altre volte. Mentre i promotori e sostenitori del referendum hanno utilizzato, in modo intelligente ed originale, le possibilità offerte dalla rete informatica ed affini, compresi i telefoni cellulari. Attivando persone e situazioni con modalità partecipative consone alle attese dei cittadini, giovani in particolare, disponibile ad agire da protagonisti informati e responsabili.
L’insieme di queste cose ha fatto la differenza, sia per raggiungere il “quorum” che per la vittoria dei “sì” con percentuali inimmaginabili (intorno al 95%).
Ha perso la politica del governo di centrodestra e della maggioranza che lo sostiene, autori dei provvedimenti cassati; la protervia nell’insistervi in sede parlamentare, sordi ad ogni ragionevole dubbio; la malizia nel tentativo di vanificarne qualcuno e di banalizzarne l’importanza; la pilatesca ambiguità di lavarsene le mani quando la frittata era alle viste.
Governo, che ora deve ripensare il piano energetico e la gestione dell’acqua in modo rispettoso e coerente con gli esiti referendari. Per l’acqua i privati possono essere chiamati ad operare, nella logica però che si tratta di un bene pubblico con diritto d’uso da parte dei cittadini. Non di una merce qualsiasi nella disponibilità di chi ha i denari per acquistarla e sulla quale è possibile lucrare, attenendosi alla sola logica mercantile.
Circa l’energia si potrà provvedere attraverso una pluralità di fonti, con esclusione del nucleare. Riducendo le emissioni di anidride carbonica e di altre sostanze nocive nell’atmosfera, entro i limiti stabili dagli accordi internazionali.
Tutto questo deve essere realizzato presto e bene, dall’attuale governo e/o da altri che se ne facciano carico. In modo tale che contribuisca anche alla ripresa ed allo sviluppo della nostra economia.
Con il concorso dei cittadini attivi e partecipi, come lo sono stati in occasione del referendum. Nella prospettiva già avviata da alcuni Stati e dall’Ocse (“l’ Espresso” 9.6.2011, pag. 155 e segg.), che il benessere personale, lo star bene di ognuno, deve entrare nella formazione del nuovo indicatore statistico “Bil”, acronimo di Benessere interno lordo.
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