Abbiamo sentito e letto l’ennesima figuraccia.
La proposta di manovra, lievitata ormai a 50 miliardi di euro, approvata dal consiglio dei ministri per mettere a posto i conti e ridare fiato all’economia, ha impiegato due giorni per andare da palazzo Chigi, sede del governo di centrodestra, al Quirinale dove lavora il Capo dello Stato!
Nell’esaminare il documento per gli adempimenti di competenza, i collaboratori di Giorgio Napolitano si sono imbattuti in una estemporanea modifica dell’articolo 373 del codice di procedura civile, che non ha alcuna attinenza con la manovra. Con essa il condannato nel processo di appello a pagare una somma non inferiore a 20 milioni di euro, può, a sua discrezione, sospendere il pagamento in attesa della sentenza della Cassazione, versando semplicemente una cauzione.
Ha colto un po’ tutti di sorpresa apprendere che a beneficiarne sarebbe stato il presidente del consiglio, la cui azienda Fininvest è già stata condannata in primo grado a pagare 750 milioni di euro ed è in attesa dell’ormai prossima sentenza di appello.
Ennesimo, inverecondo tentativo rintuzzato sul nascere.
Purtroppo sono anni che si va avanti in questa inconcepibile maniera.
Un potere dello Stato che non perde occasione per tentare di inoculare nel corpo della nostra democrazia elementi distorcenti.
Altri poteri s’oppongono all’abuso.
Il sistema immunitario rappresentato dai cittadini ha finora reagito efficacemente, impedendo l’insorgere di patologie gravi.
Prudenza insegna che è comunque giunto il tempo di prevenire, rimuovendo democraticamente le cause. Prima si fa e meglio è.
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