12 set 2011

Dieci anni

Sono trascorsi dieci anni dall’attacco alle Torri Gemelle di New York, contro le quali l’11 settembre 2001 i terroristi di Al-Qaeda fecero schiantare due aerei di linea con passeggeri, causandone l’incendio ed il successivo crollo.

Colpita proditoriamente in più punti vitali – un altro aereo si abbatté sul Pentagono a Washington e un quarto cadde in Pennsylvania, per la reazione dei passeggeri che impedirono ai terroristi di raggiungere un altro obiettivo – l’America tenne i nervi saldi e superò con fermezza, impegno e dedizione dell’intera nazione la drammatica circostanza. Pagando un alto tributo umano – oltre tremila morti – e scoprendo di non essere invulnerabile. L’accertamento di come si svolsero i fatti e l’adozione di stringenti misure di sicurezza, riportarono sotto controllo la situazione, senza intaccare sostanzialmente fiducia e democrazia, elementi basilari che ne caratterizzano la vita.

Il governo guidato dal presidente George W. Bush decise di fare i conti con il terrorismo nei territori da cui esso proveniva (Afghanistan) o si suppose provenisse (Iraq) ed avviò due guerre, una delle quali tutt’ora in corso.

Nella prigione di Guantánamo nell’isola di Cuba ed in altri luoghi di detenzione nel mondo per i sospetti di terrorismo, nonché in opache operazioni di polizia, si travalicarono i limiti della legalità, violando diritti sanciti dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.

Qualche mese fa un gruppo di militari Usa ha rintracciato e ucciso Osama Bin Laden, capo di Al-Qaeda, da intendere come atto conclusivo di giustizia sommaria.

A simboleggiare il prevalere del bene sul male, della vita sulla morte, dove caddero le Torri si sta ricostruendo, lasciando significativa memoria dell’accaduto.

Ma né l’America, né il Mondo sono più gli stessi dopo la tragedia.

(P.S.: allora mi chiesi perché le Torri colpite non fossero state irrorate con schiuma antincendio mediante elicotteri, per tentare di spegnere il fuoco prima che facesse collassate le strutture metalliche. Attuando cioè una normale procedura prevedibile nel caso di incendio, cui non si possa accedere dall’interno degli edifici. Forse perché tale eventualità non era compresa tra quelle considerate, fu la risposta che mi diedi; che però ancora oggi non mi convince del tutto.)

 

 

 

 

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