30 set 2011

Papin

Dopo che sulla situazione italiana e sul presidente del consiglio s’è espresso – severamente – anche monsignor Bagnasco presidente della Cei (Conferenza dei vescovi), si può tentare di riassumere come stanno le cose e quali siano le possibili prospettive.

Sono ormai pochi a credere che l’attuale governo di centrodestra possa evitarci un inasprimento della crisi. Anzi, la scarsa fiducia nei suoi confronti e la disistima verso il primo ministro, sono tali da far temere che i sacrifici che ci sono richiesti possano avere l’effetto di un “papin”, un impacco, su una gamba di legno!

Mentre l’Italia nel suo insieme disporrebbe di volontà, risorse, capacità e credibilità sufficienti per uscire dalle sabbie mobili, porsi in sicurezza e ripartire con il lavoro e l’economia, per un nuovo tipo di sviluppo che abbia come fulcro la qualità, i giovani, l’equità, la giustizia, la solidarietà.

Tenendo conto che è stretto il tempo per decidere ed avviare provvedimenti efficaci. Quindi per darsi un nuovo governo credibile ed autorevole che aiuti l’Italia, occorre trovare nell’attuale parlamento una maggioranza che lo voglia, oppure andare alle elezioni.

La prima ipotesi non pare alle viste, mentre alla seconda s’oppongono il capo del governo e la maggioranza che lo sostiene, che vorrebbero terminare a tutti i costi la legislatura (anno 2013).

Ma tanto l’Italia non può attendere. Né può rischiare di rimanere in stallo. Resta perciò il voto di sfiducia in almeno una delle camere, che costringa il presidente del consiglio a dimettersi (art. 94 Costituzione). Oppure l’intervento del Presidente della Repubblica, che chiede al parlamento di assumere i necessari idonei provvedimenti per fronteggiare la crisi e riavviare l’economia e, nel caso di inerzia o di manifesta inadeguatezza, scioglie una o entrambe le camere e indice nuove elezioni.

Intanto passerebbero però mesi, in cui la fragilità dell’Italia sarebbe esposta al turbinio dei mercati ed agli attacchi della speculazione, con costi che diventerebbero insostenibili per gli italiani.

Condivido quindi l’idea di una sollecita, intensa ed esplicita iniziativa delle opposizioni, in Parlamento e nel Paese, per dare vita ad una nuova maggioranza e un nuovo governo come si deve. Per fare una legge elettorale che abroghi e sostituisca l’attuale “porcellum” e riaffidi agli elettori il potere di scegliere i proprii parlamentari. Contemporaneamente decida ed avvii i primi interventi per ridare fiato al lavoro ed all’economia, mettendo in sicurezza le condizioni di vita degli italiani, per un percorso che si annuncia – comunque – impegnativo e di non breve durata. Dopodiché, a situazione stabilizzata, si potranno tenere nuove elezioni.

 

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