Non bisogna perdere la pazienza.
Prendiamo l’Imu che divide. È un’imposta adottata in quasi tutta l’Europa; una sorta di mini patrimoniale.
Da noi è mal tollerata sulla prima casa, da quanti hanno fatto feroci sacrifici per avercela in proprietà (grandissima parte dell’oltre 80% che la possiede).
C’è però una non trascurabile minoranza che la prima casa ce l’ha bella, grande ed acquisita senza faticare.
Il Partito Democratico ha proposto che sopra il 750 euro di reddito catastale a questi proprietari si può chiedere di pagare, realizzando così un gettito significativo, utile per alimentare le anemiche risorse dello Stato, dalle quali attingere per corrispondere – ad esempio – la cassa integrazione ai lavoratori a casa, per sopravvivere insieme alle loro famiglie.
Invece no, il Pdl non ci sta; dicono che l’hanno promesso ai loro elettori, quindi retromarcia per non mettere in pericolo il governo “di necessità” considerato un bene prevalente da preservare.
Ma allora quand’è che mettiamo mano all’equità espressamente prescritta dalla Costituzione? (art. 53 “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”).
Tenendo conto che i più avveduti tra coloro che si avvantaggiano dal non pagare, ritengono che una siffatta ingiustizia a carico di quanti già si svenano per non soccombere, non possa durare. E che, quindi, giovi a tutti porvi mano come equità e buon senso suggeriscono.
Perché l’Imu in questo caso funziona anche da paradigma. Infatti se nel governo non si riesce a convenire su una cosa così ragionevole, come si può pensare di intervenire efficacemente su una serie di privilegi, inefficienze, storture, che insieme alla voragine di evasione fiscale e di nero malavitoso sono tra le cause più vistose dei nostri malandati conti pubblici?
Quindi l’Imu va risolta facendola pagare a chi può, dando così un segnale comprensibile a tutti che il governo durerà per mettere mano alle cose accennate, e sosterrà così i seppur tenui segnali di una possibile ripresa su basi nuove.
In attesa che il Parlamento aggiunga presto di suo un po’ di peperoncino, con la sollecita approvazione della nuova legge elettorale.
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