8 ott 2013

Una povertà così tragica.

Una povertà così tragica da far apparire opulenta l’Europa in crisi.
Una povertà che si dissangua per pagare un viaggio pazzo per mare, alla mercé di delinquenti, pur di far fuggire dall’orrore i suoi figli migliori; quelli cioè che per età, forza, salute, istruzione, coraggio, hanno più probabilità di farcela nel tentativo di costruirsi un futuro che non s’intravvede per chi rimane.
Di cinquecento persone salpate dal continente nero, sono approdate vive meno di un terzo.
Morti cui non si è certi di poter dare a tutti un nome.
L’ennesima straziante stazione di una via crucis senza fine, che ripropone la perversa, drammatica banalità del male.
La giornata di lutto indetta in Italia è valsa a piangere le vittime ed a ribadire l’impegno perché non succeda più, con riferimento alla nostra Costituzione che all’art. 10 dispone: “Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Mentre tra i primi compiti dell’Unione Europea c’è quello di rimuovere ogni ostacolo al libero dispiegarsi di iniziative umanitarie attuate da singoli Stati, coordinandole e sostenendole per migliorarne l’efficacia. Intessendo ogni opportuno rapporto perché il tutto assuma dignità e autorevolezza di propria politica estera.
Le stesse Nazioni Unite (Onu), sono tenute a far rispettare la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” approvata dall’Assemblea Generale il 10 dicembre 1948, che all’art. 14 recita: “Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni”.
Compete infine alla Comunità internazionale operare tenacemente affinché cessino gli scontri armati interni a singoli stati, cause prime delle sofferenze e dell’impoverimento delle popolazioni coinvolte e degli esodi che ne conseguono.
Onorando il comportamento di tutte le persone che potendo agire per salvare vite umane, nella circostanza di cui si tratta o in altre consimili, hanno dato il meglio di sé, corrispondendo al prevalente imperativo interiore di fratellanza.

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