Ne conosco uno nel quale fior di giovani poliglotti di nazionalità diverse vendono alimentari di una nota azienda italiana a mezza Europa.
Un solo turno di 4 ore inframezzato da pause fisiologiche; rigorosi controlli in corso d’opera per accertare che la prevista quantità di merce venduta sia raggiunta da ogni singolo e dalle squadre nel loro complesso; efficiente sistema di consegna al domicilio degli acquirenti.
20 ore settimanali, 600 euro al mese; credo regolari le posizioni previdenziali.
Non è certo il bengodi ma meno male che c’è.
Ma quanto spreco di competenze che se utilizzate appieno potrebbero cambiare il mondo!
Mentre il “mercato” del lavoro rischia di cambiare loro, inaridendo stimoli, castrando speranze, omologando al basso, assopendo slanci esistenziali disponibili all’ardimento.
Una generazione perduta dunque?
Non direi, perché se ce la fanno le economie di Germania e d’America a riprendere quota dopo la scopola della finanza ladra, unitamente a colpevoli ritardi del sistema produttivo a dotarsi di moderne tecnologie, aggiornando processi e prodotti, dobbiamo farcela anche noi, utilizzando il potenziale giovanile e le competenze degli Organici pubblici a sostegno del lavoro e dello sviluppo nuovo.
Incominciando, per esempio, ad alleggerire gli asfissianti controlli formali e contribuendo al miglioramento sostanziale del progetto che insieme ci si dà.
Il tutto fin d’ora possibile e senza costi aggiuntivi. Anzi.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il tuo commento. A presto.