16 nov 2016

Non ti vogliamo.

Tentiamo di fare sommariamente il punto sull'avventura degli Stati Uniti d'America e del loro neopresidente repubblicano il miliardario almeno bizzarro Donald Trump, che i lavoratori hanno eletto alla Casa Bianca per  quattro anni non trovando altri cui affidare la tutela del loro legittimi interessi.

Lavoratori cioè ceto medio, stufi e arrabbiati di produrre ricchezza per tutti ridistribuita in modo iniquo a loro danno. 

Le prime reazioni sono state: continuato come se nulla fosse le Borse quindi per i ricchi va bene così, mentre il comparto tecnologie avanzate ha manifestato preoccupazione.

L'America che non l'ha votato è scesa in strada al grido: "Non ti vogliamo" e la forza pubblica ne ha arrestati un po’.

.Il Presidente della Commissione Europea lo ha considerato uno sprovveduto.

Lui non se n'è curato tirando dritto nella formazione della squadra che lo affiancherà nell'impervio compito di accontentare (o scontentare?) tutti o almeno i più senza che la democrazia patisca troppo.

Facciamocene una ragione aiutandoci con l'esperienza domestica ultraventennale di un fatto analogo seppure di importanza e con influenza minore ma con strascichi perduranti.

Tenendo conto che il mondo di adesso è più problematico.

Certo, se "il buon giorno si vede dal mattino" ovvero "chi ben inizia è a metà dell'opera", mi pare ci sia poco da stare allegri.

 

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