16 ott 2018

Da uomo della strada.

Da uomo della strada che desidera comprendere cosa capita di massima nel mondo globale suscettibile di ricadute in Europa ed in Italia, ho letto i due articoli di Federico Rampini su "la Repubblica" 11 e 12 ottobre e quello di Roberto Perotti dell'11.10, che poi ho visto la sera stessa su La 7 a "8 e mezzo" con Lilly Gruber; un giornalista ed un economista capaci, che si propongono di farsi capire e ci riescono.

Scrive Rampini che le recenti pesanti perdite in Borsa dei supervalutati titoli di prodotti tecnologici statunitensi, hanno a che fare con la crisi Usa-Cina in atto, appesantita dai dazi di Trump, con rallentamento di entrambe le economie segnalato dal Fondo monetario internazionale.

Cui s'aggiunge l'enorme debito pubblico cinese pari al 300% del Pil e l'imperterrito attivismo a costruire ponti, ferrovie, centrali elettriche ed altre importanti infrastrutture in numerosi Stati emergenti; che diventano a loro volta debitori, determinando un perverso, pericoloso intreccio.

Pare che già adesso l'andamento dello “spread” italiano, al di là dei fattori interni, risenta anche di questo malessere che se non curato a dovere può ricontaminare il Mondo.

Perotti si occupa dei 20 miliardi di euro che mancherebbero per realizzare quanto previsto dal Def (Documento economia e finanza) sottoposto recentemente all'esame e voto del Parlamento.

Spiegando e dimostrando come il loro reperimento non sia possibile a breve, avendo dalla sua l'esperienza di Consigliere economico di Governo che si è già trovato in situazioni analoghe.

Quindi i 20 miliardi si spenderebbero senza averli, cioè indebitandoci ulteriormente, sperando che l'economia ne benefici, il Pil s'incrementi e si realizzino le risorse per pagare gli interessi e ridurre il debito stesso.

Più che una speranza pare a Perotti un azzardo che sarebbe meglio non correre.

Egli invece propone di porre mano con certosina pazienza e robusta determinazione alla faticosa ricerca delle cose giuste come ci si prefigge, ma già ora possibili e suscettibili di essere virtuosamente proseguite e consolidate da quanti disporranno delle necessarie qualità.

La prima delle quali è di gratificarsi nel rendere un buon servizio all'Italia ed agli Italiani senza averne riconosciuto subito il merito.

 

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