Ad Albert Einstein è attribuita l’affermazione che se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.
Ebbene da una decina d’anni è in corso in tutto il mondo una moria di api che ha raggiunto un terzo all’anno di tutta la specie. I colpevoli di questo grave fenomeno sarebbero i pesticidi a base di clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid, i quali vengono sciolti nell’acqua con cui si spruzza il terreno, le radici delle piante assorbono il prodotto e lo trasferiscono negli steli, foglie e polline frequentati dalle api, il cui sistema nervoso rimane intossicato a morte.
In Italia i pesticidi sotto accusa sono stati proibiti di anno in anno a partire dal 2008, solo per la coltivazione del granoturco. Da allora ad oggi è stata riscontrata la pressoché scomparsa della moria delle api, senza che la produzione del cereale ne abbia patito.
Alcuni altri Stati europei hanno adottato provvedimenti simili. Si è mossa anche l’Unione Europea che ha confermato i gravi rischi legati all’uso dei pesticidi di cui sopra su importanti colture presenti nei vari Stati.
A seguito di ciò sono in corso iniziative che mirano alla loro messa al bando per un biennio a partire dal mese di dicembre di quest’anno (fonte: “La Stampa” 30.4.13).
PS. Perché al bando per un solo biennio e non per sempre? Perché con tutti gli strumenti di cui disponiamo per accertare l’ammissibilità di nuovi prodotti, bisogna che muoiano miliardi di api per capire che qualcosa non va?
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