Nel suo editoriale su “la Repubblica” di domenica 19 maggio scorso, Eugenio Scalfari plaude alla proposta del presidente francese François Hollande di accelerare entro il 2015 la Costituzione dell’Europa federata.
Perseguendola con chi ci sta e lasciando aperta la possibilità di aderirvi a quanti sopravverranno.
Con in comune il governo, il presidente eletto direttamente dagli europei, il sistema bancario e la banca centrale, il bilancio; e ancora, lavoro, scelte economiche, difesa, politica estera.
Con ogni Stato che fa “naturalmente” il proprio dovere e gode di proprii diritti. E le intatte specificità e potenzialità di ognuno che interagiscono positivamente tra loro e si presentano valorizzate e unite nel mondo globale.
Coronando il sogno di Altiero Spinelli e degli estensori della “Carta di Chivasso”.
Per lo sviluppo dell’attuale virgulto d’Europa, cresciuto dal seme di Konrad Herman Josef Adenauer, Robert Schuman, Jean Monnet e Alcide De Gasperi.
Con la Francia che da remora nella prosecuzione del progetto continentale se ne fa propugnatrice, trovando Spagna ed Italia subito disponibili.
Nell’editoriale Scalfari ricorda come precedente significativo, che “la messa in comune dei debiti sovrani nazionali fu, non a caso, il primo passo della Confederazione americana verso la Federazione”.
A questo, l’Unione Europea in marcia verso gli Stati Uniti d’Europa, aggiungerebbe l’importante novità che il rivoluzionario potenziale di cui essa è gravida si esprimerebbe senza il ricorso alla guerra come levatrice.
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