3 mar 2015

Una condotta avida e miope.

Che in regime capitalistico di mercato si possa applicare l’art. 41 della Costituzione: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. […]” e guadagnare dall’attività imprenditoriale, è dimostrato da figure come Adriano Olivetti, Enrico Mattei e Michele Ferrero recentemente scomparso. E non sono i soli.

A rimarcarlo sono il lettore Francesco de Goyzueta, e Corrado Augias nella sua rubrica “Lettere” su “la Repubblica” del 22 febbraio scorso.

Essi si chiedono come ciò possa avvenire e Corrado Augias conclude con queste parole: “La mia opinione è che se si vogliono capire persone come queste bisogna accantonare  ideologie politiche e fedi religiose e parlare solo di una superiore qualità umana”.

Intesa quest’ultima come fiducia nelle capacità delle persone di concretizzare il dettato costituzionale, creando attraverso il lavoro ricchezza vera, cioè il di più tra il costo sostenuto per produrre i beni ed il prezzo spuntato vendendoli. E di ripartire equamente questa ricchezza tra quanti hanno contribuito a produrla.

Attualmente troppi omettono l’ultima parte, riservano la fetta maggiore per sé e nemmeno la reinvestono nell’economia e nel lavoro per proseguire il processo virtuoso della produzione di ricchezza per tutti.

Una condotta avida e miope, eticamente e socialmente riprovevole, incostituzionale ed economicamente fallimentare.

Ovviarvi presto è indispensabile per la tenuta ed il rilancio su basi giuste e durature del sistema Paese.

 

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento. A presto.