17 mar 2015

Zekra Alwach.

Per rimediare alla disastrata situazione della città di Baghdad capitale dell'Iraq, il premier al-Abadi ha nominato sindaco una donna: Zekra Alwach, ingegnere civile, alta funzionaria del ministero dell'educazione superiore.

Essa subentra nel corso del mandato ad un uomo che non ce l'ha fatta a svolgere l'arduo compito.

Ed è la prima donna ad ottenere questa carica in una grande città irachena facente parte della Lega araba.

Si tratta di un buon segnale in una realtà in cui la condizione femminile non è certo migliorata dopo la morte di Saddam Hussein e la lunga guerra che ne seguì, le cui profonde ferite non sono ancora rimarginate, anzi.

In proposito traggo da "il Manifesto" dell'8 marzo scorso: "Parlando con le donne in tutto il Paese e le Ong locali, siamo giunti a questo risultato: le donne sono molto meno rispettate oggi di quanto lo fossero sotto il precedente regime, le loro libertà sono soffocate – diceva pochi anni fa il presidente della Woman Freedom Organization, Senar Muhammad, intervistata dall'agenzia Stampa dell'Onu Irin- i diritti delle donne sotto Saddam erano garantiti dalla costituzione, ma ancora più importante, erano rispettati: le donne andavano a scuola, all'università, al lavoro, occupavano posizioni governative e partecipavano alla vita economica. Oggi se si dice all'attuale governo di inserire donne nell'organico, ti ridono in faccia".

Da noi in occidente le cose vanno un po’ meglio, anche se al riconoscimento di una complementarietà di genere non corrispondono ancora concreti e praticati diritti-doveri che valorizzino le specificità di ogni persona e delle donne in particolare, condizione essenziale per realizzare una qualità di vita con sviluppi infiniti.

Perché fondata su presupposti immateriali che non soggiacciono ai limiti ed alla finitezza materiale del pianeta Terra.

 

 

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