"l'Espresso" del 23 luglio scorso ha posto in copertina la fotografia del ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble con la scritta: “Il padrone d'Europa. Quest'uomo fa paura. Anche a noi” (goo.gl/YElAU9).
Sappiamo che i titoli devono stimolare ed anche "provocare" e stiamo al gioco.
Da pigmeo a gigante dico invece che non fa paura, anzi se non ci fosse bisognerebbe procurarcelo.
Non c'è dubbio che è sostenitore di una Unione Europea elitaria, cioè dei più bravi con la Germania al primo posto.
Seguirebbero poi altri che potranno via via accedervi se accettano l'impostazione dei primi e dimostrano di sapercela e potercela fare.
Un progetto chiaro, che a molti non piace tra cui m'annovero.
Allora bisogna lavorare ad un progetto diverso, alternativo, capace di meglio interpretare il senso e le prospettive di un'Europa Federale che agisce come soggetto autonomo, unitario per libera scelta, superando i limiti dei singoli Stati nazionali.
Facendo concorrere le differenze e le originalità dei popoli per dare vita ad una identità nuova che le riassuma tutte, a formare la quale ciascuno apporta il meglio.
Le nuove generazioni spingeranno in questo senso perché esse avvertono di più la differenza tra quanto c'è e quanto occorrerebbe per sviluppare il potenziale di cui sono portatrici; accompagnate dalla lungimiranza di quanti vi porranno con loro mano.
Se s'intende operare così allora uno tosto come il ministro tedesco non solo non deve spaventare, ma stimolarci a mettercela tutta per dimostrare che i limiti del suo progetto sono che la Federazione Europea si costruisce con i Popoli e gli Stati che ci sono, o non è.
E che l'Europa dei migliori è un simulacro già finito prima di esistere.
Perché avoca arbitrariamente a sé il diritto di decidere per tutti, che appartiene invece ai popoli che europei lo sono già ed ambiscono federarsi contribuendo a darsi regole comuni condivise.
Quindi gli Stati europei facenti parte dell'Unione Europea prima si pongono l'obiettivo della Federazione e ci lavorano meglio è.
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