Italia.
Giuseppe Onofrio, direttore Greenpeace Italia scrive che “ L’Italia è un Paese che non ha mai fatto seriamente i conti col proprio passato e la propria storia. E questo vale anche per alcune delle questioni ambientali irrisolte e oscure, come quelle delle ‘navi a perdere’ o la gestione criminale dei rifiuti tossici. Oppure “come l’inquinamento delle aree industriali – da Taranto a Porto Torre, da Marghera alle tante aree da bonificare – (dove) la battaglia per la tutela dell’ambiente in cui viviamo e per affermare il principio che ‘chi inquina paga’ è ancora in corso”. Si vedano in proposito i guasti causati nella “Terra dei fuochi” in Campania ma non solo.Girando l’Italia per presentare il suo libro ’Il costo della vita’: la tragedia dei 13 operai della Mencavi di Ravenna, morti nel 1987 mentre pulivano la stiva di una nave gasiera, Angelo Ferracuti racconta di incontri con giovani che sopravvivono lavorando quando possono; di lavoratori a rischio di mesotelioma pleurico per avere inconsapevolmente manipolato amianto senza le necessarie protezioni, di fabbriche ed altre attività dismesse e di rilocalizzazioni selvagge che hanno lasciato solo desolazione. Specchio di un Paese, scrive, “dell’Europa ai tempi del neoliberismo, il risultato tangibile di un capitalismo selvaggio” che, citando Volponi, “fa pagare da sempre agli altri le sue sofferenze”.
Europa.
Riferendosi all’appello ‘invertire la rotta’ di un gruppo di intellettuali, tra cui Stefano Rodotà e Guido Rossi, “che auspica un deciso cambio di rotta delle politiche europee e, in particolare, la non applicazione dell’obbligo di pareggio di bilancio previsto dal fiscal compact”, Monica Frassoni partecipa al dibattito che s’è aperto, osservando che politiche europee più incisive per uscire dall’austerità, sono possibili solo se dalle elezioni del 24 maggio prossimo uscirà un Parlamento europeo che “investa in attività industriali sostenibili e in nuovi lavori verdi [….] Un’Europa forte e fiera” capace di politiche di accoglienza, scudo contro derive autoritarie, la corruzione e il malaffare; decisa a realizzare una vera unione bancaria e separare attività speculative da quelle di credito.Secondo l’autrice per avere un Parlamento con queste caratteristiche bisogna cambiare la legge elettorale per le europee riducendo l’attuale sbarramento dal 4% al 2%; contrastando così il fronte anti Unione nostrano formato da FI e M5S e l’astensione.
Mondo
Aldo Garzia si chiede retoricamente se discutere su Cuba si può, senza cadere nel clima da derby Roma-Lazio.Cuba, perché si tratta di una situazione emblematica di come uscire con la democrazia dalla rivoluzione castrista.Ci sarebbero una serie di fatti concreti che fanno ritenere possibile l’evento.Il regime cubano ha introdotto significative liberalizzazioni all’esercizio di attività private; il 29 ottobre scorso l’Assemblea delle Nazioni Unite ha votato quasi all’unanimità contro l’embargo economico degli Usa verso Cuba; sono state introdotte più possibilità di ottenere visti per spostarsi da un Paese all’altro.Il tutto sintetizzabile nella stretta di mano tra Obama e Raul Castro in occasione del recente funerale di Nelson Mandela.L’articolo si conclude con una citazione di Galeano sull’imprescindibilità dell’apertura democratica, che deve essere operata dai cubani autori della loro rivoluzione.D’altro canto l’alternativa è un imprevedibile redde rationem dal sapore di guerra civile, che nessuno auspica, nemmeno Washington.
Giuseppe Onofrio, direttore Greenpeace Italia scrive che “ L’Italia è un Paese che non ha mai fatto seriamente i conti col proprio passato e la propria storia. E questo vale anche per alcune delle questioni ambientali irrisolte e oscure, come quelle delle ‘navi a perdere’ o la gestione criminale dei rifiuti tossici. Oppure “come l’inquinamento delle aree industriali – da Taranto a Porto Torre, da Marghera alle tante aree da bonificare – (dove) la battaglia per la tutela dell’ambiente in cui viviamo e per affermare il principio che ‘chi inquina paga’ è ancora in corso”. Si vedano in proposito i guasti causati nella “Terra dei fuochi” in Campania ma non solo.Girando l’Italia per presentare il suo libro ’Il costo della vita’: la tragedia dei 13 operai della Mencavi di Ravenna, morti nel 1987 mentre pulivano la stiva di una nave gasiera, Angelo Ferracuti racconta di incontri con giovani che sopravvivono lavorando quando possono; di lavoratori a rischio di mesotelioma pleurico per avere inconsapevolmente manipolato amianto senza le necessarie protezioni, di fabbriche ed altre attività dismesse e di rilocalizzazioni selvagge che hanno lasciato solo desolazione. Specchio di un Paese, scrive, “dell’Europa ai tempi del neoliberismo, il risultato tangibile di un capitalismo selvaggio” che, citando Volponi, “fa pagare da sempre agli altri le sue sofferenze”.
Europa.
Riferendosi all’appello ‘invertire la rotta’ di un gruppo di intellettuali, tra cui Stefano Rodotà e Guido Rossi, “che auspica un deciso cambio di rotta delle politiche europee e, in particolare, la non applicazione dell’obbligo di pareggio di bilancio previsto dal fiscal compact”, Monica Frassoni partecipa al dibattito che s’è aperto, osservando che politiche europee più incisive per uscire dall’austerità, sono possibili solo se dalle elezioni del 24 maggio prossimo uscirà un Parlamento europeo che “investa in attività industriali sostenibili e in nuovi lavori verdi [….] Un’Europa forte e fiera” capace di politiche di accoglienza, scudo contro derive autoritarie, la corruzione e il malaffare; decisa a realizzare una vera unione bancaria e separare attività speculative da quelle di credito.Secondo l’autrice per avere un Parlamento con queste caratteristiche bisogna cambiare la legge elettorale per le europee riducendo l’attuale sbarramento dal 4% al 2%; contrastando così il fronte anti Unione nostrano formato da FI e M5S e l’astensione.
Mondo
Aldo Garzia si chiede retoricamente se discutere su Cuba si può, senza cadere nel clima da derby Roma-Lazio.Cuba, perché si tratta di una situazione emblematica di come uscire con la democrazia dalla rivoluzione castrista.Ci sarebbero una serie di fatti concreti che fanno ritenere possibile l’evento.Il regime cubano ha introdotto significative liberalizzazioni all’esercizio di attività private; il 29 ottobre scorso l’Assemblea delle Nazioni Unite ha votato quasi all’unanimità contro l’embargo economico degli Usa verso Cuba; sono state introdotte più possibilità di ottenere visti per spostarsi da un Paese all’altro.Il tutto sintetizzabile nella stretta di mano tra Obama e Raul Castro in occasione del recente funerale di Nelson Mandela.L’articolo si conclude con una citazione di Galeano sull’imprescindibilità dell’apertura democratica, che deve essere operata dai cubani autori della loro rivoluzione.D’altro canto l’alternativa è un imprevedibile redde rationem dal sapore di guerra civile, che nessuno auspica, nemmeno Washington.
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