17 gen 2014

Paperino e Qui, Quo, Qua.

Alla interessante e pertinente provocazione dell’editorialista Luca Ricolfi su “La Stampa” del 13 gennaio scorso, circa la competenza di Renzi e della giovane segreteria nazionale del Partito Democratico a trattare i problemi del lavoro, paragonandoli ai tre anatroccoli di Walt Disney, ha fatto riscontro una sbarazzina ma non impertinente lettera del diretto interessato al quotidiano, nella quale, stando al gioco, fa notare che i tre nipotini del fumetto qualche problema lo risolvono, mentre zio Papero non ci azzecca proprio.

Fuori di metafora, Renzi richiama poi il “Piano del lavoro” già presentato con il titolo Jobs Act, e spiega perché il Partito Democratico l’ha fatto, e cosa si prefigge di realizzare per l’Italia.

Prendendo per esempio di petto il problema del 42% di giovani senza lavoro, una vergogna che viola la Costituzione e priva il Paese di una risorsa vitale capace di dare una salutare scossa al sistema che langue.

Analogamente per altri nodi irrisolti che angustiano gli italiani, i quali vedono nelle proposte avanzate e nella determinazione per realizzarle, il cambio di passo cui tutti siamo chiamati a contribuire per uscire dai guai, governo Letta in primis.

Non v’è dubbio che questo modo spiccio ed irrituale di fare, può suscitare qualche perplessità per gli scarsi precedenti cui rifarsi.

D’altro canto se di nuovo si deve trattare, questo non può che essere inedito, altrimenti che nuovo sarebbe?

Se infine il Financial Times ritiene la proposta del Partito Democratico “una scommessa che vale la pena di andare a vedere” [….] “per le molte cose positive che essa contiene” in attesa di conoscerne i dettagli, vuol dire che non siamo di fronte a degli sprovveduti ragazzotti, ma semmai a giovani che conoscono i loro limiti, non patiscono timori reverenziali, si impegnano e confrontano vigorosamente e democraticamente alla luce del sole, e chiedono di essere valutati in base ai risultati concreti cui si perverrà, non tra anni ma nel giro di qualche mese.

 

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