Nel corso degli anni sessanta del secolo scorso curai per dieci anni appalti ed altre incombenze come dipendente di un Comune di 10.000 abitanti nell’hinterland torinese. Nei quarant’anni successivi di libera professione m’occupai di urbanistica, senza disdegnare puntate nella vasta gamma di competenze maturate in uno studio associato tutt’ora attivo.
Qualche cenno dunque sugli appalti nella pratica.
Di certo fare le cose formalmente e sostanzialmente bene negli appalti è sempre stato impegnativo, per la molteplicità dei fattori che vi concorrono.
Ma che l’alternativa sia soggiacere al ricatto di chi può esercitarlo o delinquere per potervi partecipare alla pari, la ritengo inaccettabile.
Certo che i preposti devono mantenere la schiena dritta e svolgere con etica, competenza, giustizia ed equità il proprio ruolo.
E sì, c’entra anche l’etica, direi soprattutto, cioè sani principi entrati nel personale stile di vita. Quindi non soltanto gli intangibili “non rubare” e “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, ma predisporre bandi seri e fornendo ogni opportuna informazione perché i concorrenti possano parteciparvi esprimendo il meglio.
Se poi si è aiutati da buone leggi stringate e chiare tanto meglio. Colmando eventuali carenze con l’utilizzo di giurisprudenza e consuetudini, e giovandosi della riconosciuta irreprensibilità dei comportamenti personali.
Risolvendo gli eventuali contenziosi alla luce del sole e senza pregiudicare l’oggetto dell’appalto.
Poche parole sugli arrivi dal mare in Italia di migranti che cercano in Europa condizioni di vita accettabili di cui non dispongono a casa loro; con l’orrore della perdita di vite umane lungo i viaggi in condizioni disastrose.
Nonostante il prodigarsi della nostra marineria in aiuto dei disperati. Ed anche a terra per quanto possibile.
Tutto drammaticamente prevedibile, al quale si stenta a porre rimedio attraverso intese con i Paesi di provenienza dei flussi migratori.
Certo con iniziative di livello Unione Europea, ma non trascurando una temporanea convenuta sussidiarietà mediante accordi bilaterali con l’Italia.
Mettendo in conto il caso estremo di organizzare l’aiuto in mare al limite delle acque territoriali.
Per evitare intanto che il mediterraneo - mare da cui i popoli rivieraschi traggono vita e speranza - diventi un cimitero.
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