Romano Prodi (intervista) e Mario Aresca (lettera) su "La Stampa" del 24 aprile scorso danno l'idea della complessità del problema migranti dall'Africa visto dall'Europa e dalla provincia di Asti.
Entrambi con la serietà e l'onestà che li contraddistingue.
Assumo a paradigma questi punti di vista per verificare quanto servirebbe praticamente fare per rendere tutti protagonisti nella ricerca delle soluzioni e nell'applicarle.
Salvare chi fugge dall'inferno prima che si imbarchi sulle carrette del mare.
Accertare lì chi ha diritto di asilo, stabilire quote e portarli negli Stati dell'Unione Europea che accettano di accoglierli. Chi non ha diritto sia aiutato ad utilizzare le normali possibilità esistenti per trasferirsi.
Sviluppare nelle comunità ospitanti programmi che consentano l'inserimento, nella prospettiva di assumere l'eventuale cittadinanza.
Stabilire un periodo in cui essi mantengono lo status di migranti a carico dell'Unione Europea, con il dovere di frequentare con risultati accettabili i programmi accennati.
È comunque indispensabile l'adozione di politiche europee e intercontinentali che aiutino gli Stati africani in difficoltà a diventare bastevoli a se stessi.
Si creano così le condizioni perché gli ospiti siano considerati e si sentano "dei nostri" a tutti gli effetti; con i modi di fare e le differenze che restano considerate non più di ostacolo ma giovevoli e di stimolo per un confronto verso lo sviluppo.
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