Lo si può considerare binomio inscindibile di cui disporre per condurre una vita accettabile, specie se si è in condizioni generali, personali o familiari difficili.
Fiducia riposta nelle persone e nei loro comportamenti verso noi stessi e verso chiunque esse entrino in rapporto.
Come premessa per aprirsi alla socialità.
Fiducia offerta da noi forse piccola cosa, ma è quanto sappiamo e possiamo fare.
Per valorizzare "gli altri" e "costringerli" così a dare il meglio di sé per sé e per quanti se ne avvalgono.
Consapevoli che chissà quante volte nel corso del giorno la nostra incolumità e forse la vita stessa dipendono da comportamenti altrui, sia perché rimediano a nostre inadeguatezze come non investirci se soprapensiero attraversiamo a piedi col rosso, oppure ci forniscono un'utile informazione, ci sorreggono se inciampiamo, o prevengono nostri gesti inconsulti ovvero la portata del male che ne può derivare.
Speranza che le cose migliorino in virtù del contributo seppure esiguo che riusciamo a fornire e che la convergenza dell'insieme consenta di tradurre le aspettative in fatti.
Non è infatti un caso che totalitarismi e terrorismi vecchi e nuovi per evitare che si affermi la vita nelle sue infinite e stimolanti espressioni, tentino prima di ogni altra cosa di spegnere la fiducia e la speranza, visti come ostacoli per ogni genere di imposizioni.
Inducendo chi non ci sta ad opporsi nello stesso modo perverso ed inumano dell'occhio per occhio e dente per dente.
Non cadere in questa trappola è di vitale importanza. Infatti ogni proposta di soluzione dovrà sempre potere fare leva sulla fiducia e sulla speranza.
Come nel caso dei migranti che fuggono da condizioni di vita inumane nei loro paesi d'origine sostenuti da questo binomio, consapevoli di mettere a repentaglio la vita pur di raggiungere l'agognata meta di una convivenza pacifica nella libertà per sé e la propria famiglia.
Quindi fiducia e speranza come conquista da applicare e sviluppare aprendola a quanti se ne possono giovare.
In condizioni di reciprocità, cioè in cui ciascuno ci mette il meglio ed attinge quanto occorre per alimentare e continuare questa pratica virtuosa.
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