11 gen 2012

Acqua, fiducia e persone probe

Conosco un consorzio idraulico che deriva l’acqua per irrigare una vasta plaga agricola, sollevandola da un sottostante fiume con un semplice, ingegnoso ed efficace sistema, cui s’aggiunge l’ordinata distribuzione della medesima. Il funzionamento del tutto è disciplinato da uno stringato regolamento: dieci punti in due paginette o poco più. Il consorzio funziona da oltre un secolo con soddisfazione degli utenti, il contenzioso è limitato e se ne occupano tre persone probe con il compito di pacieri, senza l’obbligo di particolari formalità.

A produrre questo miracolo concorrono: la comprensione da parte dei soci delle modalità di fruizione dell’acqua e l’ormai consuetudinaria pratica operativa; il buon servizio erogato; l’agevole comprensione delle decisioni assunte dai pacieri con sollecitudine e la loro efficacia.

A farmi tornare in mente queste cose è stata la lettura dell’editoriale di Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera” del 3 gennaio scorso, dal titolo: Certezza degli abusi e crisi di fiducia.

In esso ci si domanda quanti punti di Pil costi l’applicazione dell’eccesso di norme amministrative vigenti in Italia, poste in essere per ovviare alla carenza di fiducia, al deficit di moralità ed il conseguente mancato, serio utilizzo da parte dei decisori dei margini di discrezionalità per risolvere i casi dubbi. E nel sempre più frequente ricorso a “coprirsi le spalle” anche con l’aiuto di cavilli, arrivando a sostenere l’aberrante tesi che quanto non è esplicitamente permesso sarebbe vietato.

Ad alimentare questo perverso intreccio concorrerebbe l’inadeguata formazione degli specialisti che ignorerebbero l’impatto sociale ed i costi economici che ne derivano.

Pare infine provato che in Occidente si produce più ricchezza dove c’è fiducia tra i cittadini, nella società e nei rapporti con lo Stato. Per converso la decadenza coincide con la sfiducia generalizzata che determina il circolo vizioso del cane che si morde la coda.

Per uscirne si potrebbero adottare criteri e modalità che stanno alla base del buon funzionamento del consorzio idraulico di cui s’è detto; apprezzando l’utilizzo della discrezionalità che giovi alla soluzione dei problemi dei cittadini e di quelli riguardanti il pubblico interesse ed il bene comune. Fornendo inoltre copertura assicurativa a quanti adottano questo modo di fare, in analogia con quanto succede per Milena Gabanelli ed i suoi collaboratori di “Report” su Raitre.

 

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