Massimo Cotto assessore nella Giunta comunale di Asti, è il direttore artistico di “Asti Musica”, importante evento che porta musica, cultura, attualità di qualità per 15 serate estive in luoghi della città ritenuti adatti per ospitarli.
I risultati ottenuti nelle passate 19 edizioni sono stati un crescendo di consensi, con la partecipazione di un rilevante numero di persone alle manifestazioni, concerti in particolare.
Lamentele per l’elevata sonorità della musica e gli schiamazzi del dopo serata si sono levate da abitanti del vicinato, nonostante l’adozione di provvedimenti per contenere il loro disagio.
In vista della ventesima edizione Massimo Cotto ha rilasciato una intervista (La Stampa 23 luglio) in cui a lamentarsi, non a torto, stavolta è lui.
Perché dopo essersi dannato l’anima per ottenere risultati impensabili dal punto di vista artistico, culturale e partecipativo, non è riuscito nella più modesta ma non meno importante impresa di convincere i riluttanti cittadini a rinunciare per qualche giorno ad un po’ del legittimo diritto alla privacy totale, e concedersi con molti altri notti estasianti spesso gratis.
E l’impietoso paragone di Cotto con il festival “Collisioni” che delizia Barolo e dintorni nell’Alta Langa, con i vignaioli intenti ad accogliere degnamente migliaia di ospiti, che solo per accedere ai luoghi pagano 10 euro, la dice lunga sul gap di consapevolezza che ci distanzia.
Così da lasciare intendere che “un minimo di intervento delle istituzioni” che egli nell’intervista dice di aspettarsi, sia proprio la richiesta di aiuto a colmarlo, soprattutto in vista del ruolo da protagonisti che insieme siamo chiamati a svolgere nella recita a soggetto cui l’Unesco chiama dopo il riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità.
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