Giorgio Faletti non c’è più. Se n’è andato in punta di piedi, con leggerezza. Poliedrico personaggio pubblico: attore, autore, cantante, scrittore; uomo alla mano.
Asti ne onora il vissuto ed il ricordo con la camera ardente al Teatro Alfieri e il lutto cittadino l’8 luglio giorno dei funerali.
Partecipiamo al dolore per la sua prematura scomparsa.
L’opinione
L’Istat e il CNEL (Consiglio nazionale economia e lavoro) hanno preparato il secondo rapporto sul benessere dei cittadini e sull’equità e coesione sociale.
La sociologa Chiara Saraceno ne ha scritto su “la Repubblica” del 29 giugno scorso.
In sintesi le cose starebbero così.
La crisi non ancora finita ha aumentato le disuguaglianze tra chi sta meglio e chi sta peggio e ne ha create di nuove.
La disoccupazione non è mai stata così alta (poco meno del 13%) e raggiunge il suo picco nel mezzogiorno dove c’è la percentuale maggiore di giovani che non studiano né lavorano (otre il 40%).
Il sud risulta anche svantaggiato nella qualità dei servizi sanitari.
Ai percettori di pensioni basse è stata mantenuta l’indicizzazione, cioè una difesa seppur parziale del potere di acquisto.
Sono aumentate le difficoltà per le donne che lavorano a causa della scarsità e maggiore onerosità dei servizi per i figli in età prescolare.
La solidarietà tra famiglie è la forma prevalente di aiuto cui si ricorre nel caso di bisogno.
Diminuisce la disponibilità a svolgere il volontariato, e la fiducia verso i partiti e le istituzioni politiche; mentre aumentano le esigenze dei cittadini di informarsi e discutere di politica.
Le conclusioni della sociologa è che il benessere esistente “sia fragile e poco giusto, quindi difficilmente sostenibile”.
Trasformare la sfiducia in coinvolgimento critico è la sfida per la politica ed il governo in particolare; ma anche per coloro le cui decisioni ed azioni sono rilevanti per la vita dei cittadini.
Chiosa mia.
Coinvolgimento critico che potrà avvalersi delle parole ritornate pietre e “sarà la fiducia ad avere la meglio: un parlare franco apre la via ad un altro parlare franco e lo tira fuori come fanno il vino e l’amore” (Michel de Montaigne, moralista e filosofo francese, 1533-92; richiamato da E. Scalfari ne “la Repubblica” citata).
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il tuo commento. A presto.