Mi riferisco all’articolo dei dipendenti della Camera di Commercio di Asti (La Stampa 18 luglio) preoccupati per le sorti dell’Ente e per la propria, a seguito delle voci di riduzione del loro numero.
Ho avuto modo di conoscerne i compiti ed il funzionamento in occasione del passaggio alle medesime del servizio già svolto dagli ufficiali metrici, in particolare per quanto riguarda il controllo dei nuovi contatori per l’acqua di cui m’occupai come parlamentare, per rispondere alle insoddisfatte esigenze manifestate invano nel tempo dai produttori.
Meritorio da parte dei dipendenti elencare in modo chiaro il lavoro prestato i servizi resi ed il loro costo, nonché lo svolgimento di impegnative attività non strettamente d’istituto, che per Asti hanno l’importante scopo di promuovere e valorizzare economia e turismo di qualità presenti sul territorio; tra le più note la Douja e le Sagre.
Il tutto in virtù della competente dedizione e professionalità del Personale, e con una imprenditività che si auspica di poter riscontrare quando si ha a che fare con i pubblici servizi.
E di evidenziare come la loro attività non pesi sul bilancio dello Stato che, anzi, se ne giova perfino.
Essere poi all’avanguardia per quanto concerne l’informatizzazione è ulteriore dimostrazione di lungimiranza e ottimismo con cui si guarda al futuro.
Vanificare questa realtà “con un tratto di penna” sembra in generale avventato.
In particolare per Asti mortificherebbe quanti ci hanno messo il cuore per fare il proprio dovere con risultati apprezzabili.
E dissiperebbe un bene prezioso come il capitale umano preparato e motivato da essi rappresentato.
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