Chi è senza lavoro non può portare a casa il pane quotidiano e perde anche la dignità (Papa Francesco).
Se i giovani non hanno lavoro l’Italia non ha futuro. (Giorgio Napoletano, Presidente della Repubblica).
“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”(art. 1 Costituzione).
Quindi se il lavoro manca a molti, troppi, alla pancia vuota s’aggiunge la perdita della dignità personale, dell’autostima; a sua volta l’Italia è senza futuro accettabile, e la Repubblica poggia su fondamenta labili, inadeguate.
Complessivamente una situazione difficile, ma è quella in cui ci troviamo.
Cosa serve per uscirne bene?
Una patrimoniale per prendere di petto i problemi che l’hanno determinata, la cui fattibilità ed esiti concreti sono però ora difficilmente prevedibili.
Oppure certosina, perseverante pazienza e determinazione per costruire le condizioni in cui i detentori di consistenti risorse finanziarie trovino conveniente investirle creando nuovi posti di lavoro, che da un calcolo a spanne costano mediamente 70-80 mila euro l’uno e ne occorrono più di 3 milioni.
Con parallela riduzione del debito pubblico dall’attuale 133% del Pil a meno del 120% nel giro di qualche anno.
Nell’insieme una impresa titanica ma possibile.
Per riuscirci occorre “spalmare” il da farsi su un numero di anni sufficienti a far sì che la cura non faccia morire il cavallo.
Ogni Italiano deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi che ci si darà.
Nessuna persona, famiglia, impresa dev’essere lasciata in balia degli eventi.
Applicare con fermezza ed equità l’art. 53 della Costituzione:” Tutti sono tenuti a concorrere alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Adottando con priorità provvedimenti che assecondino l’uscita dalla crisi con l’innesco di sviluppo nuovo.
In proposito qualcosa è già stato fatto e s’avvertono tenui segnali positivi dall’economia.
Ad esempio in Italia vanno nella giusta direzione alcune iniziative recenti tra cui il Piano straordinario per dare lavoro ai giovani, finanziato con il contributo del Fondo Sociale Europeo.
Mentre la Banca centrale europea ha stanziato 1000 miliardi di euro per le banche nazionali ad un tasso inferiore all’1%, obbligandole ad utilizzarli per prestiti a famiglie e imprese.
Cui s’aggiunge sul piano politico l’insistente, perdurante e motivata proposta del governo italiano di consentire deroghe per le spese orientate a realizzare sviluppo nuovo con innovazioni di processo e prodotto e scelte d’impresa di esportare e registrare brevetti che ne massimizzino l’efficacia.
Fornendo come Stato le necessarie garanzie che si fanno le riforme strutturali, affinché il sistema sia in grado di produrre presto i risultati che si attendono e di continuarli nel tempo.
La certezza che si è sulla strada giusta si avrà con il miglioramento delle condizioni di vita e l’allontanamento dai posti di potere in Italia, Europa e Mondo di quanti hanno concorso a determinare la crisi, lucrandoci addirittura sopra.
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