A combinare disastri è stata la troppa acqua che arriva al torrente Bisagno, la cui portata massima era stata stimata in 500 metri cubi al secondo dal prof. Gaudenzio Fantoli, incaricato nel 1906 di incanalare il tratto finale dalla stazione ferroviaria di Brignole al mare.
Egli progettò una struttura in cemento armato interrata con sezione libera di metri quadrati 240. L’opera fu poi realizzata nel 1928.
In quel tratto il torrente è già esondato nel 1948, 1954, 1970, 1992, 2011, perché nel frattempo la quantità reale massima di acqua meteorica da smaltire è diventata circa tre volte tanto: cioè poco meno di 1500 metri cubi al secondo, che in nessun punto del suo percorso il torrente è in grado di contenere.
I motivi di questo maggior afflusso sono:
- le piogge più concentrate a causa dei cambiamenti climatici;
- l’insufficiente trattenimento delle precipitazioni sul terreno del bacino imbrifero.
Gli interventi per ovviarvi possono essere:
- realizzazione di un canale scolmatore che bypassi l’abitato cittadino e si scarichi a mare. Soluzione già pensata ma il cui costo è stato ritenuto proibitivo;
- ampliare per quanto possibile la portata dell’alveo attuale del Bisagno a partire dalla foce, rimuovendo i manufatti che sono di ostacolo; aumentando inoltre la quantità di alberi esistenti sui pendii del bacino imbrifero perché le loro chiome e le radici fanno sì che l’acqua della pioggia rimanga sul posto e percoli nella falda acquifera, riducendo così anche del 40% il volume che si riversa nel torrente.
Si tratta di interventi fattibili anche per lotti funzionali con apprezzabili benefici fin da subito.
Con il torrente Bisagno che tornerà ad essere un elemento naturale compatibile con il contesto urbano in cui è inserito.
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