I partiti ed altre realtà organizzate che intendono concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, devono tenere conto dei mutamenti che avvengono nella società di cui sono espressione.
E comportarsi di conseguenza.
I partiti ideologici hanno esaurito la loro funzione con la caduta del Muro di Berlino, ed ora si rifanno pragmaticamente ai problemi che nascono nel quotidiano operare collettivo.
La Costituzione italiana prevede espressamente la loro esistenza (art. 49) e richiede che nascano ed operino con il metodo democratico. Tutto il resto è lasciato all’inventiva e creatività dei fondatori e di quanti con il loro prodigarsi ne alimentano la vita e lo sviluppo.
Agiscono per realizzare i principi affermati dalla Costituzione come il diritto al lavoro e la promozione delle condizioni che lo rendano effettivo (art. 4); perché l’attività economica pubblica e privata sia indirizzata e coordinata con finalità sociali (art. 41), e che tutti paghino le tasse in ragione della capacità contributiva (cioè chi più ha più dà) con criteri di progressività (art.53).
Alternando con le elezioni destra e sinistra alla guida del Paese, facendo scegliere gli eletti dagli elettori con i collegi uninominali o le preferenze; evitando per quanto possibile formule che le vedano compresenti nel governo, non perché sia riprovevole bensì per il fatto che l’alternanza consente di ottenere il meglio da ognuno nella chiarezza ed a vantaggio dell’Italia.
A proposito di sinistra e destra, di modernità dei partiti, di efficienza, efficacia ed economicità dello Stato e della pubblica amministrazione in generale e di tant’altro, ricordo il libro: Enrico Morando - Giorgio Tonini. L’Italia dei Democratici. Marsilio editore.
Mentre: John Stuart Mill. Saggio sulla Libertà. Edizioni Est, spiega l’originaria indispensabilità della buona politica, non solo per l’ordinata, giusta e proficua convivenza sociale, ma anche per dare gusto alla vita.
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