(“la Repubblica” del 5 ottobre scorso)
Eugenio Scalfari insiste ed il titolo del suo editoriale è già un programma: “Sior paron dalle belle brache bianche caccia le palanche”.
Il contenuto verte, tra l’altro, sul fatto che il lavoratore- imprenditore ( nuova definizione di padrone attribuita a Squinzi presidente di Confindustria ) avrebbe in azienda tutto il potere se l’art.18 dello statuto dei lavoratori fosse abolito (ndr: ma il governo non è su questa strada). Quindi siccome il potere comporta doveri, il lavoratore-imprenditore cacci le palanche (soldi) per fare funzionare l’impresa, mentre lo stato compensa i licenziati con sostegno economico, ed anche per la dignità perduta operando perché ci sia altro lavoro.
Questa sintesi trova conferma nella chiusa dell’editoriale: “Caro Squinzi, lei dice a volte cose molto sensate e a volte – mi permetta di dirlo – alcune sciocchezze. I padroni ci sono sempre ed oggi semmai sono più forti e più ricchi di prima e questo è un punto sul quale lei di solito sorvola ma che rappresenta uno degli aspetti essenziali per risanare la struttura economica e politica di questo Paese”.
Michele Serra ne “L’amaca” riporta una buona notizia che ha a che fare con lavoro e risparmio.
Milano sta sostituendo le tradizionali lampadine e i neon dell’illuminazione pubblica con i “led” che consentono di risparmiare il 50% di energia elettrica.
Il giornalista ricorda che sarebbe bello ed utile che i media cogliessero questi positivi cambiamenti mentre hanno luogo, così da stimolarne di analoghi anche in settori diversi.
E conclude: “Se è stato possibile sostituire milioni di lampadine con milioni di led, perché non immaginare di poter sostituire milioni di titoli su zio Michele o sul matrimonio di Clooney con qualcosa di più moderno, funzionale e intelligente?”.
(“il Manifesto” 5.10.2014).
Paolo Berdini denuncia il rischio che gli immobili pubblici messi in vendita dallo Stato per fare cassa finiscano nelle mani della speculazione finanziaria, cioè degli stessi faccendieri che hanno provocato la crisi in cui ci dibattiamo.
Per evitare questa iattura il decreto “Sblocca Italia” in corso di approvazione dovrebbe occuparsene.
Magari, diciamo noi, estendendo la partecipazione alle gare di aggiudicazione con criteri selettivi in quanto a comprovata serietà, competenza, affidabilità dei concorrenti, e stabilendo criteri di utilizzo dei beni che li valorizzi in armonia con lo sviluppo del contesto in cui essi sono inseriti.
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