11 lug 2012

Lavoro e finanza

Susanna Camusso (segretaria della Cgil) e Sergio Squinzi (presidente di Confindustria), ovvero il lavoro da una parte; Mario Monti (presidente del Consiglio) ovvero la finanza dall’altra, ed è pronto il nuovo scontro nell’orticello di casa nostra, comodo, servito; non resta che schierarsi.
Questa volta nella trappola non bisogna cadere.
Nonostante la finanza corsara continui a imperversare nel vertiginoso giro di numeri che ha ormai superato di tante, troppe volte la dimensione dell’economia reale, cioè i risparmi di tutti i cittadini del Mondo, diventando un potere dispotico e pervasivo.
Che ottiene salvataggi di banche, resiste all’imposizione di tasse sulle transazioni finanziarie più spregiudicate e rischiose, ed al ritorno alla distinzione tra banche che speculano rischiando in proprio e quante utilizzano il risparmio per alimentare l’economia, avvalendosi all’occorrenza di provvidenze pubbliche come qualsiasi altra azienda.
Il lavoro, per diventare realmente l’elemento fondante della nostra Repubblica democratica, ha bisogno di tutti i Camusso, Squinzi, Monti e dei Cipputi del Paese, per rappresentare dialetticamente i bene udenti, disponibili ad ascoltarsi ed interessati ad uscire dalla crisi.
Verso un Mondo nuovo, in cui l’unica ricchezza reale, quella prodotta dal lavoro, sia destinata per fare stare meglio tutti, persone e altri viventi animali e vegetali esistenti sul pianeta.
Per fare questo è necessario lavorarci dove si vive ed opera, collegando le esperienze tra loro a livello locale, nazionale, continentale e globale, mobilitando e utilizzando tutte le energie disponibili che ci stanno.
E sulla base dei risultati conseguiti ai vari livelli, formulare valutazioni di merito in corso d’opera, e assumere democraticamente le decisioni conseguenti.

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