6 ott 2014

Eugenio Scalfari, Diego Della Valle e Alan Friedman.

Eugenio Scalfari e Diego Della Valle.

Il primo (la Repubblica 28.9.2014): “I ricchi paghino, gli abbienti paghino, i padroni (con le loro brache bianche come cantavano le leghe contadine ai primi del Novecento) paghino e le disuguaglianze denunciate da Napolitano diminuiranno. Una politica di questo genere, quella sì ci darebbe la forza di indicare all’Europa il percorso futuro”.

Il secondo, Diego Della Valle (a La 7, “Otto e mezzo” la scorsa settimana) ha sparato ad alzo zero contro Renzi e il suo governo e contro imprenditori e ricchi che farebbero poco per il Paese, ed ha promesso una selezione adatta di persone da proporre al Presidente della Repubblica per sostituire il governo ed esperire così  più efficacemente gli obiettivi che egli ritiene confacenti agli interessi dei giovani, del lavoro, lavoratori e imprese e per uscire dalla crisi.

Alan Friedman (Corriere della Sera 29.9.2014) ritiene che Renzi meriti il beneficio del dubbio essendo “l’unico leader politico che si è mostrato disposto a rischiare di schiantarsi contro un muro pur di portare avanti una trasformazione dell’economia italiana e che in questo momento vanta un consenso popolare elevato. Nel bene o nel male Renzi incarna la voglia di discontinuità che è condivisa da milioni di italiani e che è anche una necessità per il bene del Paese”.

La sintesi ottimale è che chi ha i soldi li metta lasciando, come prescrive la Costituzione, che siano il governo ed il parlamento a disporre il loro utilizzo e la democrazia nel suo insieme a controllare che si realizzino gli obiettivi promessi, secondo equità e giustizia e con il lavoro ed i lavoratori protagonisti.

 

 

 

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