18 lug 2012

Virtuosi ma puniti

A tutta pagina, “Monti: virtuosi ma puniti” (“La Stampa” 14.07.12)

A seguire: l’agenzia di rating Moody’s declassa i titoli di Stato italiani (bot, cct, btp) da A3 a Baa2.

In contemporanea il tesoro ha collocato 3,5 miliardi di btp triennali al 4,65% di interesse, il più basso da maggio-giugno scorso; ciò significa che i mercati non hanno tenuto conto del giudizio negativo espresso dall’agenzia.

Sul versante giudiziario la procura di Trani ha chiuso le indagini su fatti precedenti che riguardano la menzionata agenzia, ravvisando comportamenti di suoi responsabili che violerebbero il codice penale.

Sul declassamento si sono espressi fior di esperti, in soldoni così:

Il giudizio di Moody’s sarebbe sostanzialmente corretto perché le incertezze sull’Italia ci sono, e alle cose ben riuscite (le pensioni) se ne accompagnano altre (liberalizzazioni) che lasciano a desiderare (Alberto Bisin, economista, New York University);

Trovo drammaticamente banale il giudizio di Moody’s , che non aggiunge nulla a quanto già noto; sciocchezze scopiazzate qua e là (Giacomo Vaciago, economista, Università Cattolica, Milano);

Anche se Monti rappresenta ora una garanzia, si paventa il rischio instabilità nel futuro prossimo. Per evitare giudizi apocalittici come quello espresso, occorrerebbe togliere il monopolio alle tre agenzie che attualmente lo detengono. Una seria ricetta resta comunque il rigore finanziario e la crescita (Michele Boldrin, economista, University di Sant Louis, Washington);

Nel casinò mondiale giocare alla rottura dell’euro è diventato molto attraente, in particolare per numerosi giocatori che recentemente hanno guadagnato meno di quanto speravano (Stefano Lepri, editorialista, “La Stampa”).

Da questo caleidoscopio espressivo, si può trarre una prima sintesi.

Per riappropriarci della nostra sovranità, del nostro destino, occorre tenere i conti a posto, far ripartire lavoro, economia, sviluppo e ridurre l’indebitamento. Per osservare queste regole auree stiamo facendo sacrifici che non devono però spingersi oltre i limiti della sostenibilità per persone, famiglie, imprese. L’eventuale di più deve perciò essere richiesto ai grandi patrimoni, in conformità del dettato costituzionale (art. 53), che si riferisce alla capacità contributiva di ogni cittadino, con l’applicazione dei criteri di progressività.

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