1 lug 2012

Non c'è un rimedio "belle e pronto"

Mi riferisco a “l’Infedele” di Gad Lerner su La7 del 25 giugno scorso, perché offre lo spunto per riflettere sulla difficile situazione economico-finanziaria dell’Europa, dal punto di vista delle persone informate ma non esperte, che si propongono di capire per decidere che fare nel loro piccolo.

Insigni economisti e titolari di saperi diversi, presenti in studio ed in collegamento, hanno convenuto che non c’è un rimedio “belle e pronto” da applicare per uscirne, ma è l’Europa che deve scegliere unitariamente, ed attuare con sollecita fermezza quanto deciso.

L’idea di ritirarsi nel proprio orticello nazionale, mimetizzarsi per farla franca, è ritenuta impraticabile, specie per i Paesi economicamente deboli e molto indebitati, perché resterebbero in balia degli eventi. Né quelli forti potrebbero vivere e prosperare in un’Europa con squilibri rilevanti tra gli stati membri.

L’interesse ad agire unitariamente: forti, meno forti e deboli, sta nel fatto che per essere efficaci occorre raggiungere la “massa critica” che solo il Continente nel suo insieme può esprimere.

I costi di questa operazione andranno quindi ripartiti in modo equo, per consentire ai Paesi deboli di rientrare nei parametri stabiliti e di rimanerci. Garantendo cammin facendo ai cittadini responsabilmente impegnati a fare la loro parte, ed alle famiglie quanto serve per condurre una vita di accettabile qualità.

In questo senso è importante che la leadership dei Paesi forti, avverta che non le si chiede di procacciare il pesce a chi non ce la fa, ma di lasciare il tempo e fornire l’indispensabile aiuto affinché tutti si procurino l’amo e la lenza.

Operando così si compiono anche impliciti, importanti passi nella costruzione di un’Europa giusta, fidente, consapevole e coesa al suo interno; con le diversità a fungere da incentivo per una competitività virtuosa. Dissuasiva verso la speculazione, esemplare nell’intendere la globalità e le modalità con cui parteciparvi.

 

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