6 lug 2012

Patrimoniale

L’IMU (Imposta Municipale Unica) è sì una patrimoniale ma un po’ sui generis, pesante per la stragrande maggioranza dei soggetti cui si rivolge (i soliti, perché da sempre noti, accessibili e solvibili), ma i cui effetti si limitano a migliorare il contingente – esempio il bilancio annuale – e non certo idonea a modificare strutturalmente la situazione italiana, che ha nel debito pubblico – oltre il 120% del Pil – il suo tallone d’Achille, il punto debole.

Perché genera interessi rilevanti che “ci mangiano vivi” – circa 90 miliardi l’anno – prestando per di più il fianco alla speculazione che ci lucra, accentuando le nostre già notevoli difficoltà.

Tutto questo nonostante le meritorie decisioni assunte ancora di recente, dal nostro governo e dall’Europa per fronteggiare la crisi.

Sono in molti ormai a ritenere che solo una consistente e sollecita riduzione del debito pubblico, per portarlo almeno al disotto del 100% del Pil, potrà consentirci l’uscita dalla crisi, la ripresa e lo sviluppo.

Siccome questo risultato non lo si può ottenere salassando ulteriormente i redditi da lavoro, ormai ridotti per molti al limite della sopravvivenza, s’è pensato di vendere dei “gioielli di famiglia”; operazione in corso che richiede però tempo, ed il cui gettito, a dire tanto, potrà consentirci di ridurre il debito intorno al 110% del Pil.

Qui giunti, l’ulteriore passo, quello decisivo, lo si può compiere solo con una patrimoniale di scopo rivolta al 10% degli italiani che detengono il 50% circa della ricchezza privata di tutto il Paese: 4500 miliardi. Questi italiani hanno già fornito da tempo impliciti segnali di disponibilità in questo senso, consapevoli per primi che non si può trascinare ulteriormente una così evidente situazione di grave disagio e squilibrio, avendo a portata di mano una possibile equa soluzione, senza che ne patisca la coesione sociale, mai così necessaria come di questi tempi. Perché il suo venir meno, minerebbe l’efficacia di qualsiasi provvedimento ed in particolare di quelli assunti, anzicchè a tempo debito, solo quando la situazione è così compromessa da non lasciare altra via d’uscita.

Siccome la priorità dell’argomento è presente a tutti, porlo sollecitamente all’ordine del giorno porterebbe solo bene.

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