21 set 2015

Purché non ci arrendiamo alla banalità, all'utilitarismo, all'appagamento.

Il prof. Emanuele Bruzzone ha scritto  una lettera a "La Stampa" (16.9 scorso) da par suo: rigorosa, sapiente, in spirito di libertà e di servizio concretamente praticato.

Personalmente amo il Senato della Repubblica per avere avuto il privilegio di farne parte per un quinquennio ormai ultrasessantenne, quasi a suggello del massimo che si può attendere dalla vita.

Non v'è dubbio che la Costituzione, oltre che la madre di tutte le leggi è anche un "manuale" che aiuta la pratica e lo sviluppo della democrazia, appena adolescente al tempo della sua formazione ed approvazione.

Metterci le mani presuppone quindi mantenere intatte queste sue prerogative e semmai migliorarle.

È di tutta evidenza che la nostra democrazia abbia bisogno di essere concretamente praticata da tutti o almeno dai più.

I partiti che dovrebbero essere le palestre entro le quali ci si educa a questo, non eccellono certo nel loro compito.

È diffusamente avvertito che per  taluni aspetti di necessaria riorganizzazione dello Stato si debba rivedere la Costituzione.

Circa le modifiche per quanto riguarda il Senato si sta operando al meglio o si forza, correndo i rischi dai quali il prof. Bruzzone ci mette in guardia?

Dire di sì mi pare azzardato.

Che si possa migliorare metodo e merito è più che auspicabile.

Poi ci sarà il referendum con il determinante intervento degli elettori.

La democrazia può fare questo piccolo miracolo.

Purché non ci arrendiamo alla banalità, all'utilitarismo, all'appagamento. (Azar Nafisi, scrittrice).

 

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