28 dic 2018

L'ultima lezione.

Quando vidi la recensione del recente libricino di Zygmunt Bauman, “L'ultima lezione”, Laterza editore, euro 9, m'incuriosì. Ora l'ho letto e ritengo sia di grande aiuto per quanti desiderano contribuire al miglioramento delle proprie condizioni di vita e delle altrui, con priorità per chi sta peggio, continuando a svolgere le  normali quotidiane attività.

I presupposti sono semplici.

L'attuale società globale che l'autore definisce "liquida" è posta di fronte a cambiamenti epocali  in tempi brevi senza poterci capire quanto sarebbe necessario. Questi cambiamenti sono indotti dai possessori di grandi ricchezze mentre il loro numero si contrae: sempre meno e sempre più ricchi.

Attualmente nel Mondo sono in corso 138 guerre per cui i militari hanno ruoli e poteri esorbitanti.

La politica non ce la fa a contenere questi strapoteri e le gravi ingiustizie che ne derivano.

Dominano incertezze e paure per il presente che non si comprende e per il futuro che non si progetta. Incertezze e paure le cui cause vengono di volta in volta attribuite, a comodo del potere di turno, ad etnie, avversari politici, diversi in generale, l'immigrazione. Come già per l'olocausto ad opera di Hitler e del nazismo, e come continua a succedere ancora oggi se chi è al potere lo utilizza in modo distorto e perverso a proprio vantaggio.

In attesa di crescere come umanità in capacità e comprensione, in consapevolezza e senso di responsabilità, culturalmente, cioè in tutto quanto di buono e di moderno è possibile, si possono (devono?) fare due cose.

La prima pretendere il buon funzionamento dello Stato di diritto, con buone leggi, indipendente e imparziale, che in Italia significa applicare ed attuare  la Costituzione  senza se e senza ma.

La seconda occorre perdonare ed amare “costringendo” i destinatari a prenderne atto e comportarsi di conseguenza, fin da subito ed a livello globale, perché è lì che l'azione del perdono e dell'amore esercitano la loro incoercibile efficacia.

Perché conclude l'autore “la storia dell'omicidio categoriale (cioè dell'olocausto, N.d.R.) ha insegnato al di là di ogni ragionevole dubbio che amare il prossimo e indurre il prossimo ad amare te è (al di là delle altre sue virtù, per esempio quelle morali ) il solo servizio ragionevole, efficace e duraturo che singoli individui e gruppi possono rendere al proprio amore per sé”.

 

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