27 feb 2011

Medioriente

Il Medioriente è in rivolta. Tunisia, Egitto, Libia: repentina espulsione di due despoti e del loro intorno più prossimo; analoga sorte in vista per Gheddafi. Altrove, Iran compreso, fermenti che annunciano tempesta.
Ad opera di popoli in piazza che chiedono libertà, giustizia, cibo, una esistenza decente. E per raggiungere questi obiettivi mettono in gioco la propria vita.
I morti sono migliaia: donne, ragazzi, uomini, giovani soprattutto, un’escalation, un crescendo terribile. Molti se ne vanno, potrebbe trattarsi di esodo. L’Italia è la terra più prossima cui approdare, poi si vedrà. Nessuno è preparato ad una emergenza simile.
La storia si ripete, mai però allo stesso modo e non si conosce in anticipo cosa e come avverrà.
Viviamo in una di queste circostanze storiche. Segnata da disuguaglianze eccessive tra chi sta meglio e chi peggio, che, a differenza di un tempo, sono universalmente note, quando non addirittura ostentate, quindi vieppiù insostenibili.
C’è molto di tutto questo tra le cause di quanto sta avvenendo. E l’esito non potrà che essere la riduzione delle disuguaglianze, con conseguente maggior rispetto per i diritti delle persone e l’estensione dei benefici che il comune operare permetterà di realizzare, all’interno dei singoli Stati e tra gli Stati stessi.
Questa “opinione” ci porta verso una data importante: 8 marzo, Festa di tutte le donne.
Una ricorrenza che riassume il percorso teso al riconoscimento di analoghi diritti-doveri tra generi (donna-uomo), dotati di specificità proprie e di essenziali elementi di complementarità, per la migliore realizzazione di sé e del tutto.
Una conquista tuttora in corso, suscettibile di innovare i rapporti tra le persone; capaci a loro volta di indurre e sollecitare l’espressione del meglio di sé.
Per un più avanzato equilibrio nei rapporti tra donne e uomini, con gioia e gratificazione personale e comune.
E possibili, inimmaginabili riflessi sulla convivenza universale.

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