4 mar 2011

150 anni

150° anno dell’Unità d’Italia. Una ricorrenza da celebrare e festeggiare il 17 marzo prossimo. Così ha deciso il Consiglio dei ministri dopo gli inviti del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e l’intervento di Roberto Benigni al 61° festival di Sanremo. L’unità, frutto di lavoro, sacrifici, sofferenze, sangue. Poteva esserci oppure no: c’è! Poteva essere fatta in altro modo, forse meglio: prendiamocene cura e miglioriamola. Imparando dagli errori e da due guerre mondiali: 1915-18 e 1940-1945 con l’intermezzo fascista. Utilizzando gli anticorpi della Resistenza e della lotta di Liberazione 1943-45. Forti del voto a tutti, donne e uomini, possidenti e proletari; con la Costituzione e la Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Viviamo in una realtà territoriale ed ambientale che il mondo ci invidia. Storia, cultura, arte, il bello nelle sue espressioni più alte ci circonda. Amiamola questa bella Italia, accudiamola, è casa nostra.
Occorre l’inglese per il mondo di oggi, che però s’aggiunga alla nostra lingua robusta, amabile, musicale ed ai mille dialetti, fonti di saperi e sapori antichi.
Ospitalità, convivialità, condivisione sono caratteristiche connaturate con il nostro modo d’essere, da sviluppare e valorizzare.
I servizi pubblici per la salute, migliorabili, contribuiscono efficacemente ad elevare la qualità della vita e la sua durata media, già tra le più alte del mondo.
Superare arretratezze ed eliminare inefficienze, aiuta il Paese a sviluppare le sue potenzialità e a debellare la criminalità organizzata, che da esse trae parassitario nutrimento.
Efficienza, efficacia, economicità e penuria di risorse disponibili, sollecitano le pubbliche amministrazioni ad acquisire qualità, associando al tradizionale controllo di legalità, il servizio per il raggiungimento degli obiettivi che la società nel suo insieme si dà.
Inventiva, capacità e tecnologia avanzata sono patrimonio del nostro tessuto produttivo. Il suo migliore utilizzo dipende da decisioni politiche capaci di coinvolgere tutto il Paese.
Lavorare tutti è un diritto-dovere costituzionale solo parzialmente attuato, non solo a motivo delle ricorrenti crisi. Esso deve rappresentare l’obiettivo prioritario di quanti si avvicendano democraticamente alla guida delle istituzioni a tutti i livelli dello Stato unitario. Lo stesso vale per l’equa ripartizione della ricchezza prodotta dal lavoro di tutti, che attualmente favorisce ingiustamente pochi, penalizzando i più e danneggiando la coesione sociale.
Consapevoli che lo scopo della nostra vita è realizzare se stessi insieme agli altri viventi, animali e vegetali compresi. Tutti ospiti di madre Terra, gioiellino incommensurabilmente minuto, in armonia con il tutto nell’immensità cosmica.

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