19 ott 2016

Amo il Senato.

Amo il Senato e considero un privilegio il laticlavio di cui gli elettori astigiani ed acquesi (collegio uninominale con meno di 200.000 elettori) hanno idealmente bordato il mio vestito nella stagione dell'Ulivo 1996-2001, XIII^ legislatura della Repubblica.

Il tema ormai ineludibile è la riforma del Senato ed altro oggetto del referendum del 4 dicembre prossimo.

Si andrà a votare "Sì" o "No" ai quesiti scritti sulla scheda elettorale; se vincerà il "Sì" la riforma si attuerà se prevarrà il "No" le cose resteranno come sono.

In cosa consista la riforma è oggetto di ampio ed anche aspro dibattito in corso che ne chiarisce gli aspetti più reconditi. Che si sentisse la necessità di farla è documentato da numerosi tentativi nel tempo non andati a buon fine.

Se è la quintessenza di quanto s'attendeva non so; sappiamo però che il suo percorso parlamentare è stato lungo ed impegnativo, consentendo di ricuperare ogni contributo utile per migliorare il testo sul quale gli elettori sono chiamati ad esprimersi.

Per certo il Senato rimane seppure ridotto da 315 a 100 membri, non viene più votato dai cittadini ma rappresenterà il territorio con sindaci e consiglieri regionali. I senatori non percepiranno l'indennità parlamentare, niente più "navetta" cioè doppia approvazione delle leggi, procedure più sobrie e svelte nei rapporti anche con l'Unione Europea ed altre realtà sovranazionali per la cura di problemi, rapporti e provvidenze.

Costituzionalmente il risultato del referendum non avrà alcun effetto sul governo che potrà proseguire nella sua attività di legislatura: Politicamente invece se prevarranno i "Sì" ne uscirà bene, con i "No" vincenti si potrebbe arrivare alla crisi con dimissioni. Nel qual caso sarà il Presidente della Repubblica a decidere cosa fare secondo la Costituzione.

Pare improprio e forviante fare di ogni erba un fascio utilizzando strumentalmente il referendum per confermare o mandare a case il governo, al di là dei suoi meriti od errori riferiti alla riforma approvata dal Parlamento o al suo operato più in generale.

Per quanto mi concerne voterò "Sì" perché ritengo che la riforma ben attuata contribuirà a migliorare il funzionamento dello Stato con vantaggi per tutti.

 

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