16 dic 2011

Russia, Siria, Duban

Russia.

Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Mosca per chiedere legalità, chiarezza e provvedimenti contro il malaffare che alligna nella società. Si tratta di una protesta forte e civile che riguarda anche il partito di Putin, accusato di brogli nelle recenti elezioni della Duma (parlamento). Nonostante ciò, questo partito ha perso la maggioranza assoluta di cui disponeva. Ora per governare dovrà accordarsi con altre forze politiche, cedendo ad esse parte del potere che da tempo gestiva in solitudine.

Si è determinata quindi una situazione che, se non mette in discussione l’obiettivo si Putin di essere rieletto alla presidenza, lo costringe però a tenere conto del protagonismo dei cittadini e delle modalità con cui esso si manifesta: consapevole, coinvolgente, inclusivo e pacifico.

Siria.

La Lega Araba ha sanzionato le violenze e le uccisioni perpetrate dalla polizia e dall’esercito di Assad, nei confronti di cittadini che da mesi rivendicano libertà, giustizia, lavoro e dignitose condizioni di vita.

Anche la più vasta comunità internazionale ha espresso forte riprovazione e minacciato restrizioni economiche nei confronti del governo.

Il Paese è percorso da scioperi e manifestazioni. Sono in atto scontri armati tra militari lealisti e disertori. Complessivamente si parla di migliaia di morti, di decine di migliaia di persone incarcerate, vittime di violenze o che non danno notizie di sé.

Sono particolarmente attivi i giovani che non intravedono alcun futuro degno. E’ verosimile che non demorderanno fino a quando le loro istanze non troveranno ascolto ed accettabile soddisfazione.

Ad oggi sono pochi a ritenere che Assad sia in grado di riprendere il controllo della situazione e garantire l’incolumità dei cittadini e il libero esercizio dei loro diritti.

Duban (Sud-Africa).

La perseverante determinazione della signora Maite Nkoana-Mashabane, ministro degli esteri del Sud-Africa, ha ottenuto il voto finale unanime della 17^ Conferenza delle Parti che hanno sottoscritto la Convenzione Onu sui Cambiamenti del Clima, conclusasi all’alba dell’11 dicembre scorso a Duban.

Con questo voto tutti gli Stati del Mondo riconoscono praticamente che il cambiamento del clima esiste, che è grave e va assolutamente contrastato. Essi si impegnano quindi a stipulare entro il 2015, un accordo con gli atti concreti da compiere a partire dal 2020. L’accordo vincolerà gli stati firmatari a contenere entro due gradi centigradi (2° C) l’aumento della temperatura sulla Terra rispetto all’era pre-industriale.

Fin d’ora ciascun Stato deve perciò organizzarsi in modo da rispettare gli impegni assunti e le scadenze indicate.

A tutti l’augurio che le prossime Festività siano occasione di pace, solidarietà, giustizia.

 

 

 

 

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