10 apr 2012

Economia

Dopo gli indispensabili provvedimenti per tamponare le drammatiche conseguenze della crisi che si prospettavano per l’Italia, e l’avvio di quelli per promuovere la ripresa, il presidente del consiglio Monti va per l’Europa e nel Mondo – da ultimo in Oriente – a presentare un’Italia credibile, rispettabile e capace di fare la sua parte.

I provvedimenti per tamponare erano mirati a rassicurare i mercati e l’Europa ed a dissuadere la speculazione. Le risorse occorrenti sono state trovate tra quelle più sollecitamente disponibili, visti i tempi strettissimi entro i quali bisognava operare.  

Quelli in itinere ed altri che verranno, per promuovere la ripresa e lo sviluppo, andranno meglio calibrati lasciando spazio al parlamento per eventuali aggiustamenti, per meglio realizzare equità e giustizia, senza che ne scapiti la loro efficacia.

E’ infatti consapevolezza diffusa che una sostanziale (determinante?) spinta alla crisi sia stata fornita da speculazioni finanziarie di alto bordo, con l’utilizzo di prodotti a rischio (tossici) che hanno contaminato l’economia reale, determinando in particolare l’impoverimento dei percettori di redditi da lavoro e pensione e di piccoli risparmiatori, sui quali pesano di più i provvedimenti assunti finora: una platea di cittadini che ha sempre adempiuto agli obblighi e doveri costituzionali di pagare le tasse e di concorrere con il lavoro a creare benessere e plusvalore nel Paese (artt. 4-53 Costituzione).

Per converso ne ha beneficiato il 10% dei cittadini avvantaggiati dalla speculazione, che hanno visto crescere la loro ricchezza, attualmente ammontante a circa 4500 miliardi, cioè poco meno della metà di quella totale privata esistente in Italia.

Su questa minoranza di cittadini il prelievo fiscale è stato del tutto modesto e incongruo, non solo rispetto alle necessità del Paese ma anche nei confronti del dettato costituzionale citato.

Quindi è anche sull’utilizzo di queste risorse giacenti che bisogna contare per mantenere il lavoro che c’è, aiutare quanti ne sono usciti ad arrivare alla pensione spostata inopinatamente in avanti rispetto alle intese, recuperare quello perduto, e crearne di nuovo per liberare le enormi potenzialità di milioni di giovani disoccupati e precari; ridurre il debito pubblico; lasciare nessuno in mezzo alla strada senza i mezzi per vivere decorosamente; ritornare un po’ di euro al mese ai percettori di salari e pensioni al limite dell’indigenza, consentendo a persone e famiglie di acquistare beni indispensabili, con ricadute positive anche sull’economia.

Risolvere l’indegna situazione del credito con il contagocce, a tassi elevati ed esose garanzie, fornito dalle banche ad artigiani e piccole imprese, dopo aver ricevuto dalla Bce fondi a basso interesse proprio a tale scopo.

Per tutto questo il governo Monti dovrà continuare nell’impegno intrapreso, nell’anno che resta della legislatura. Così come i partiti devono attrezzarsi per fare meglio in Parlamento e nel Paese, quando saranno chiamati dagli elettori. Soprattutto quelli che pongono realmente l’interesse dell’Italia al primo posto.

 

 

 

 

2 commenti:

  1. Davide Gionco10 aprile, 2012

    Giovanni.

    Come mai fra le cause della crisi economica in Italia non si parla mai del debito commerciale estero di oltre 60 miliardi di euro l'anno?
    Come mai non si parla mai del fatto che il 40% del debito pubblico è detenuto da investitori stranieri, i quali portano fuori dall'Italia altri 40 miliardi di euro circa ogni anno guadagnati dagli interessi sui titoli?

    E poi una osservazione sul pareggio del debito pubblico.
    Se lo Stato incassa 100 di tasse e spende 120, ne consegue un deficit di 20 che fa aumentare il debito.
    Dove sono andati quei 20?
    Dovrebbero essere nelle tasche dei cittadini, con beneficio dell'economia.

    Se invece lo Stato incassa 100 di tasse e spende 80, ne consegue un disavanzo di bilancio di 20 che fa diminuire il debito.
    Quei 20 sono stati presi, al netto, dal settore privato dell'economia, che quindi ne è stato impoverito.

    Ma, mi dirai, il debito pubblico deve diminuire per diminuire gl interessi (ad oggi quasi di 100 miliardi di euro l'anno) che dobbiamo pagare.
    Se fossimo stati ai tempi della lira, avremmo stampato delle lire in più in quantità sufficiente a pagare questi interessi, e il debito avrebbe potuto salire senza problemi.
    Purtroppo oggi con l'euro questo gioco non lo possiamo fare.
    Con l'adozione dell'euro il debito pubblico è diventato un problema, mentre prima non lo era.

    Che ci abbiano imobrogliati?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Davide,
      grazie dei contributi, rispetto cui ti dico:
      vero è che vendere meno di quanto acquistiamo all’estero è causa-effetto della crisi, ma anche difficoltà delle piccole imprese a promuovere sui mercati prodotti e capacità made in Italy.
      Ricomprarci una percentuale maggiore del debito e ridurlo, rimedierebbe a quanto tu lamenti e ci esporrebbe meno agli interventi della speculazione.
      Non possiamo spendere più di quanto guadagniamo senza indebitarci. Rispetto al bilancio c’è il limite europeo del 3% sul disavanzo.
      Il giochetto di stampare carta moneta portava l’inflazione ad oltre il 20% squinternando economia e giustizia sociale; meno male che con l’euro non si può più fare.
      Cosicchè stiamo adottando stili di vita più sobrii che puntano alla qualità.
      La scommessa alla nostra portata è di lavorare tutti. Dopodiché si può ripetere il miracolo verificatosi due volte nel secondo dopoguerra, con la ricostruzione prima e lo sviluppo degli anni sessanta. Questa volta a fare da leva saranno i giovani, l’entusiasmo, la cultura, la preparazione, l’inventiva e la volontà di farcela come made in Italy nel mondo.

      Elimina

Grazie per il tuo commento. A presto.