11 mar 2013

E che Dio ce la mandi buona.

In attesa che Bersani riceva dal Capo dello Stato l’incarico di formare il nuovo governo, il centrosinistra si è portato avanti con il lavoro ed ha riassunto in 8 punti una proposta di programma su cui ragionare con quanti dovranno farsi carico di dare un governo all’Italia. Nell’ipotesi che esso faccia come minimo una nuova legge elettorale che consenta a chi vince di governare, realizzi alcuni punti del programma – primo il lavoro! – cui si perverrà. Poi, grasso che cola se proseguirà.

Per giungere a tanto le forze che se la giocano: centrosinistra con Bersani, centrodestra di Berlusconi, M5S portavoce Grillo, Scelta Civica guidata da Monti, devono dimenticare la campagna elettorale e farsi carico delle responsabilità istituzionali derivanti dalla loro presenza e peso in Parlamento.

Ad oggi le combinazioni possibili parrebbero essenzialmente due: centrosinistra e M5S con centrodestra all’opposizione; centrosinistra e centrodestra con M5S all’opposizione. Con “Scelta Civica” che dovrà decidere da che parte stare.

Alla prima s’opporrebbe per ora Grillo con il no a qualsiasi intesa. Sulla seconda pesa la mina vagante Berlusconi che dissuade chiunque dall’averci a che fare.

Può darsi che la titolarità dell’incarico a Bersani schiuda possibilità fin’ora non emerse.

Di certo il tentativo di formare il nuovo governo va condotto a fondo con perseverante, paziente, vigorosa determinazione, non lasciando nulla di intentato per il bene dell’Italia, in Europa.

Se il tentativo non riuscisse, di serio ed accettabile rimarrebbe il “governo del Presidente”, cioè a tempo, suggerito da Giorgio Napolitano, formato da personalità che godano di incontestabile stima, autorevolezza, credibilità e capacità. Che si presenti in Parlamento, ottenga la fiducia e faccia le già accennate cose buone e necessarie.

Nel frattempo lo stesso Parlamento in seduta comune dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, il quale a tempo debito scioglierà le Camere e indirà nuove elezioni.

E che Dio ce la mandi buona.

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