27 giu 2013

Così va.

Il convegno che la Cgil di Asti ha tenuto nell’Aula Magna dell’università il 21 giugno scorso sul tema: “Il futuro di Asti – Per un domani di crescita e lavoro”, ha efficacemente risposto alle attese sia come presenze che per la qualità dei contributi forniti.

C’è stata poi la concomitante sinergia con la mostra : “La Rinascita. Storia dell’Italia che ce l’ha fatta”, fortemente voluta dalla Città nel suo insieme e inaugurata dal Ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Essa coinvolge tre realtà significative: i palazzi Mazzetti, Ottolenghi e Alfieri, e racconta in modo originale e accattivante quanto avvenuto in Italia e nell’Astigiano nel primo quarto di secolo dopo la guerra mondiale 1940-45.

Saperi, intelligenze, capacità, risorse per consentire di capire, e affrontare nuove circostanze della vita personale e collettiva, tenendo conto di quanto è stato fatto e superato in passato in circostanze che presentavano difficoltà analoghe e forse maggiori rispetto ad oggi. Ed a farci conoscere.

Da questi incontri e dall’insieme delle iniziative svoltesi recentemente, emerge che Asti e l’Astigiano devono proporsi e valorizzarsi insieme, utilizzando le opportunità che il contesto regionale e nazionale offrono: riconoscimento Unesco come “Patrimonio dell’Umanità” in corso, Expo 2015 a Milano, Bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco ed altro. Dando vita a realizzazioni permanenti sul territorio utilizzando eccellenze locali nelle arti, cultura, artigianato, enogastronomia, ambiente e accoglienza, in un virtuoso incontro del meglio di quanto c’è. Rispondendo alle sollecitazioni del mercato, aggiornando e rendendo il tutto accessibile ed in grado di soddisfare le esigenze di una platea invogliata a godersi il posto, e da lì quanto c’è di agevolmente raggiungibile e interessante nell’intorno più vasto.

Aggiornando ed innovando scuola, cultura, tessuto produttivo e relazionando il tutto a sistema. Tenendo conto che la perdurante crisi ha caratteristiche inedite e durevoli nel tempo e che per uscirne occorre inventarci modalità e strumenti nuovi ed appropriati, perché quelli consueti non essendo stati in grado di prevederla e preservarci, non possono certo aiutarci ad uscirne.

Facendo leva sul lavoro e su quanto con esso abbiamo finora realizzato di bello e buono.

 

 

 

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