24 giu 2015

Mers Cov.

Leggo che la globalizzazione comporta anche rischi sanitari, perché gli agenti patogeni si spostano con le persone e le cose.

E mi torna in mente la malattia dei platani a Villafranca, importata probabilmente con le cassette di munizioni dell'esercito americano costruite con legno infetto nel corso della 2^ guerra mondiale (1940-45). Sostituiti  decenni dopo il suo manifestarsi con altre speci arboree, non avendo trovato la cura per guarirli.

Ora si tratterebbe della complicazione della sindrome respiratoria da coronavirus Mers Cov con focolai iniziali nella Corea del sud e successive presenze in medioriente (Arabia Saudita,  Emirati Arabi).

Con risvolti importanti per la salute umana e per l'economia e le attività che hanno a  fare con i Paesi in cui si è manifestata.

Ho preso lo spunto da questo fatto per ricordare che la globalizzazione mette alla prova tutti i sistemi immunitari di cui disponiamo, a partire da quello personale che ci difende dalle malattie sulla cui integrità ed efficienza si conterà sempre di più.

Cui seguono quello umano, culturale, sociale, degli stili e modi di vita e chissà quant'altri; che scattano al manifestarsi di patologie interessanti gli specifici aspetti cui si riferiscono.

Mantenerli tutti in salute allertati ed efficienti, aiuta a vivere con consapevole serenità e positivamente le situazioni problematiche derivanti dall'inesorabile mescolarsi di persone ed etnie per costruirsi migliori condizioni di vita.

Fenomeno da non subire come emergenza continua ma da governare con umanità, intelligenza, solidarietà e sano realismo fino alla sua stabilizzazione, che avrà verosimilmente a che fare con il raggiungimento di questo obiettivo.

Certo c'è che la globalizzazione dei pericoli che tutti corriamo vivendo; ma c'è soprattutto la globalizzazione delle opportunità che miliardi di persone  susciteranno con l'utilizzo della loro intelligenza unica ed irripetibile, ora assorbita dalla necessità di procacciarsi l'essenziale per una grama sopravvivenza.

 

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