15 mar 2017

Occhio lungo ?

Che Matteo Renzi abbia l'occhio lungo per insistere durante la recente tre giorni al Lingotto di Torino per le primarie del Partito Democratico sul messaggio della speranza della ragione, da alimentare con fiducia diffusa tra quanti ci lavorano e con atti concreti emersi dal dibattito che la politica è chiamata a produrre a tutti i livelli ?

Una chiamata all'impegno collegiale nel quale chi non è d’accordo non impedisce a chi lo è di lavorare, ma dimostra di sapere fare meglio meritando di avvicendare la maggioranza alla scadenza del mandato.

L'ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Partito Democratico, dimessosi da entrambe le cariche, dà il buon esempio e si ricimenta fin da subito nel Partito ed alla scadenza naturale della legislatura (anno 2018) per il Governo, se  elettori ed elettrici gli riconosceranno le capacità occorrenti.

Speranza incoraggiata da alcuni dati tra cui quelli dell'Istat, secondo il quale il numero degli occupati nel corso del 2016 ha raggiunto la quota di oltre 22 milioni, pari a quella del 2009 prima della crisi.

E da una moltitudine di persone che riscopre l'orgoglio di essere Italiani con l'Europa nel Mondo, per quanto si è capaci di fare migliorando se stessi e contribuendo allo sviluppo comune.

Con la modestia di riconoscere i propri limiti ed imparare  che solo aprendosi agli altri si può progredire giovando e giovandosene.

Suscitando positività ed indirizzandole alla realizzazione del bene comune e dell'interesse generale nei modi e nelle forme più confacenti, ovvero che valorizzino e gratifichino quanti si cimentano. Liberando potenzialità e disponibilità diffuse per un Mondo nuovo in divenire, che già prova dimostrando che se si vuole si può.

Senza stupirsi più di tanto se affrontando problemi e contraddizioni inedite come quelle che stiamo vivendo si scopriranno soluzioni mai praticate in passato, capaci di fare prevalere il riconoscimento dei vantaggi del bene condiviso rispetto alle  drammatiche contrapposizioni anche cruente come le guerre, che nel mondo interconnesso in tempo reale denunciano la loro irrimediabile inadeguatezza.

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