Anche Pier Luigi Bersani avrà le sue ragioni per affermare: “Ci vuole un nuovo Sessantotto. Senza una svolta il governo cade” (La Stampa, 13 luglio scorso)
Ci sono i giovani che cercano invano un lavoro perché stiamo appena uscendo da una crisi lunga e velenosa determinata da avventurieri della finanza che hanno vanificato il lavoro dei più e li hanno impoveriti spostando denaro dalle loro tasche alle proprie ed aumentando smisuratamente il potere che ne deriva.
Tra questi ricchi di denaro ci sono anche imprenditori non da poco e ad essi si è rivolto recentemente Papa Francesco esortandoli ad intraprendere seriamente secondo la Costituzione, cioè operando anche con finalità sociali e pagando il giusto di tasse (artt. 41 e 53).
Denaro che viene tutt'ora utilizzato per fare altro denaro sottraendolo all'economia reale che pena, e si orienta a risparmiare sul lavoro affidandolo ai robot.
Ci sono poi i servizi forniti dallo Stato e da altri enti pubblici che lasciano a desiderare in punto efficienza e qualità.
La criminalità organizzata maneggia per sé una incredibile quantità di miliardi di euro che penalizza ulteriormente lo stragrande numero di persone dedite ed oneste ed il loro lavoro.
L'insicurezza e la povertà sono spettri che intimoriscono e toccano strati sociali da sempre indenni.
Per uscire come Paese verso una normalità moderna occorre riconoscere e premiare comportamenti onesti, probi, retti.
Chi può cimentarsi in un'opera di questo genere oggi in cui stentiamo addirittura a dotarci di una legge elettorale che consenta almeno maggioranze parlamentari e governi che durino l'intera legislatura ?
Quanti conoscendo bene a cosa vanno incontro si candidano a metterci mano ed hanno già dimostrato di avere voglia, volontà, energia, testa e quant'altro occorre per ottenere i consensi necessari per passare dalle parole ai fatti, coinvolgendo in profondità ed estensione quanti ci stanno; connotandosi come insieme capace di gioire e soffrire senza demordere. Nemmeno se casca il mondo!
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