15 nov 2018

O la va o la spacca.

Dai mezzi di comunicazione: giornali, tv e quelli informatici più sofisticati si evince che a sostenere la linea del muro contro muro nei confronti dell'Unione Europea sul nostro Def (Documento di economia e finanza ) per l'anno 2019, sarebbero rimasti i due vicepresidenti del Consiglio nonché ministri e leader rispettivamente del M5S e della Lega.

E questo perché nella campagna elettorale delle elezioni 4 marzo 2018 avrebbero fatto promesse che intendono mantenere. Anche se contravvengono a norme dell'Unione Europea per quanto attiene iniziative che fanno aumentare il già rilevante debito pubblico (132% del Pil).

Si tratta di problema risolubile inserendo nel Def il possibile di quanto desiderato e promesso, rinviando il resto a quando saranno concretamente disponibili le relative risorse.

I due vice si sarebbero invece incaponiti per fare prevalere il loro punto di vista in una sorta di “o la va o la spacca”. Al punto da mettere in conto anche la procedura di infrazione, cioè il commissariamento dell'Italia da parte dell'Unione Europea per correggere quanto non va.

Perché non correggerlo ora in un serrato, serio confronto con i Colleghi dell'Unione che miri a relazionare rispetto delle norme e obiettivi possibili ritenuti confacenti con le esigenze dell'Italia e degli italiani ?

Evitando così di perdere credibilità e fiducia con rilevanti sacrifici di cui porterebbero il peso maggiore lavoratori e pensionati con redditi già al limite della dignitosa sopravvivenza, attività economiche cui le banche centellinerebbero i finanziamenti con interessi aumentati e l'Italia intera che pagherebbe centinaia di milioni in più di interessi sul debito pubblico a causa dello “spread” fuori controllo.

Per dire solo le prime cose che vengono in mente.

Proprio uno scenario in cui nessuna persona di comune buon senso vorrebbe ritrovarsi. 

 

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