7 gen 2013

Rita Levi Montalcini

Dopo aver lasciato la sua impronta nella scienza del ‘900 diafana indomita farfalla Rita Levi Montalcini ha inaugurato col laticlavio a vita il terzo millennio.

Femminilità, grazia, intelletto, determinazione, modestia, fuse in una sintesi mirabile: la sua personalità.

Scopo della sua vita deciso in totale adesione alla sua natura: la ricerca scientifica. In particolare sul sistema nervoso e di cosa spinge i neuroni del cervello a formare la complessa rete di filamenti detti assoni essenziali per il suo funzionamento. E la scoperta che si tratta della proteina Nerve Growth Factor (Ngf) le valse il Nobel.

Onore e vanto dell’Italia nel mondo.

Garbato e discreto il suo commiato simbolo di com’è vissuta.

Cammeo da godere e tramandare.

Le parlai la prima ed unica volta a Ferrere d’Asti parecchi anni fa nel corso di una manifestazione pubblica presenti i nipoti Piera ingegnere e vicesindaco, Emanuele architetto, figli del fratello Luigi detto Gino.

Un suo avo, possidente, fu sindaco del comune astigiano nella prima metà del secolo scorso ed è ricordato come promotore di opere pubbliche e filantropo.

La particolare sensazione che provai – confermata in seguito dagli eventi istituzionali cui ella partecipò – fu di donna che impegnava generosamente tutta se stessa in ciò che faceva.

Certa che le persone, anche d’età, hanno in serbo notevole capacità mentali insegnava ad utilizzarle; promuoveva i giovani coinvolgendoli nella sua attività scientifica, sosteneva le donne nelle scelte di vita.

Ci lascia beneficiari delle sue scoperte ed eredi di esempi e pensieri elevati, concretamente fruibili per stare meglio e trarvi gioia.

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