21 gen 2013

Donne in missione di pace.

Nel regno animale l’istinto protegge le femmine perché portatrici di vita, quindi essenziali per la riproduzione della specie.

La ragione che connota gli umani dovrebbe svolgere almeno la stessa funzione nei confronti delle donne. Invece questo principio è spesso violato fino a causarne la morte. Cosa dire poi se quest’ultima è addirittura pianificata – come tutto lascia intendere – nel caso delle tre donne kurde che rivestivano ruoli di rilievo nel movimento indipendentista e nel partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), uccise pochi giorni fa nella sede in pieno centro di Parigi con colpo di arma da fuoco alla nuca?

Proprio mentre sono in corso trattative con la Turchia per porre fine al trentennale conflitto con i separatisti che ha già causato oltre 40 mila morti.

Sakin Cansiz 55 anni, Fidan Dogan 32 anni, Leyla Soymelez 20 anni, ora lavoravano per porre fine alla lotta armata e per il riconoscimento della minoranza curda.

Donne in missione di pace quindi che si immolano perché altre persone siano salve. Come portare in grembo una nuova vita e offrire la propria purché essa possa nascere.

Perché il sacrificio di tante donne per raggiungere un fine che in natura è la norma cui tutto tende?

Forse perché la natura è preordinata a essere com’è, mentre noi umani soltanto con il corretto uso del libero arbitrio di cui disponiamo possiamo ottenere risultati analoghi.

A noi quindi fa capo l’onore e l’onere di tenere a bada con la ragione la nostra parte perversa e latente, che altrimenti può addirittura confliggere con la primordiale funzione di salvaguardia e riproduzione della nostra specie.

 

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