17 feb 2014

Il privilegio di noi italiani.

Lo penso da sempre e lo dico spesso come so e posso, che il privilegio di noi italiani è di abitare in una delle nazioni tra le più belle e gradevoli del mondo.

E diamo per scontato che continuerà ad esserlo.

Invece non è così, perché può peggiorare e deteriorarsi se tutti non facciamo la nostra parte, incominciando da dove viviamo e svolgiamo le nostre attività.

Senza aspettarci che qualcuno provveda in nostra vece.

Mettendo innanzitutto e mantenendo in sicurezza il territorio, l’ambiente, curando la salubrità dei luoghi, l’efficienza dei servizi pubblici a partire da quelli comunali, la diffusione di relazioni culturali, la conservazione e gestione dei beni storico - artistici, l’ospitalità di qualità.

Avvalendoci di provvidenze regionali, nazionali e soprattutto europee, con iniziative e progetti relativi.

Promuovendo investimenti privati in opere e realizzazioni coerenti con l’idea di Città e di Comune che le pubbliche amministrazioni costruiscono dialetticamente con i cittadini, aggiornandola e rinnovandola nel tempo.

Ad Asti esistono significative proposte di investimenti privati, come le centrale idroelettrica sul Tanaro; l’Agrivillage ad Ovest in Val Rilate; la Porta del Monferrato delle Langhe e Roero ad Est, con ingresso anche dall’autostrada Torino – Piacenza.

Mentre le strutture e l’area dell’ex ospedale nel cuore della città, testimoniano con il loro degrado lo scarso interesse dei capitali all’investimento per recuperare e riusare un tassello importante e impegnativo del mosaico cittadino.

Se però manca un’idea di città rispetto cui valutare la coerenza delle proposte presentate, diventa difficile per il Comune assumere decisioni così importanti; specie nel caso di iniziative che modificherebbero sostanzialmente  e sine die, lo stato di luoghi ora eminentemente agricoli.

Non essendo infatti sufficiente la pur necessaria conformità delle iniziative al vigente strumento urbanistico, a dare conto delle sostanziali e preminenti ragioni di interesse generale che motivano interventi così implicanti per la città nel suo insieme.

Talché potrebbe invocarsi il principio di prudenza che, nel dubbio, indurrebbe a non porvi mano.

 

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