28 feb 2014

Matteo Renzi non farà miracoli.

Matteo Renzi non farà miracoli. Ma utilizzerà il potere di cui dispone insieme al governo, per realizzare gli obiettivi che ha enunciato in occasione del voto di fiducia nei due rami del Parlamento: Senato e Camera dei deputati.
E per fare ciò non lesinerà impegno ed energie di cui dispone; motiverà e stimolerà quanti lavorano con lui a fare altrettanto. Tutto il governo ed io in particolare ci mettiamo la faccia, ha detto.
Le priorità dovremmo vederle affrontate presto, la routine a seguire, per la lunga lena attrezziamoci.
Il Partito Democratico ha fornito prove concrete di volere e sapere appoggiare questo sforzo non comune.
Certo discutendo al suo interno ed evidenziando punti di vista diversi, che però si prefiggono di cercare sempre una sintesi, la migliore possibile nella situazione data.
Il ritorno alla Camera di Pier Luigi Bersani, dopo il noto malanno, proprio in occasione del voto di fiducia al governo Renzi, e la sua esortazione a gestire il potere con umiltà e perseveranza democratica, insieme all’abbraccio di riconoscenza a Enrico Letta, la dicono lunga sull’avvertita esigenza che la politica dia il buon esempio di rispetto sostanziale e di fiducia nei rapporti tra le persone.
Martedì 25 febbraio scorso a “Ballarò” su RAI 3 con Floris, tra gli ospiti in studio c’era il ministro del lavoro Giuliano Poletti che nella vita fa il dirigente di cooperative, il quale ha orgogliosamente rivendicato il giuramento di essere lì nell’interesse dell’Italia e degli Italiani, portando in dote capacità di lavoro, serietà e chiarezza: cioè dire quel che si pensa e fare quanto si dice. Questa caratteristica è stata definita da un altro ospite, Aldo Masullo, filosofo partenopeo e persona eccellente, saggia e proba, un elemento fondante della verità.
Tutto questo per dire che insieme alle indispensabili risorse finanziarie ed alla loro reperibilità ed uso oculato, equo e sapiente, svolgerà un ruolo non da poco la fiducia e il coinvolgimento che si riuscirà a suscitare intorno a questa inedita e ineludibile sfida di modernizzare l’Italia.
Indotti, spinti certo dall’impellenza dei bisogni a partire da chi sta peggio, ma anche da un fervore, lasciatemelo dire, etico.
Dovuto al fatto che donne e uomini siamo chiamati a parteciparvi con il nostro normale operare quotidiano, contribuendo così in modo determinante al suo successo.



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