26 apr 2014

Sfogo di impresario edile.

Sfogo di impresario edile laureato con studi anche all’estero, 40 anni, terza generazione di mestiere, con un organico a regime di 50 dipendenti, che si sono ridotti ad una decina a partire dal 2008.

E che ora continua l’attività per la straordinaria dedizione e per una questione di principio: non vuole essere il becchino della realtà imprenditoriale che ha prodotto nel tempo opere e manufatti di qualità, avvalendosi di professionalità di alto livello, innovando processo e prodotto, investendo nell’impresa gli utili, aggiornando e migliorando attrezzature, macchine, condizioni di lavoro per stare a buon diritto nel mercato.

Molte realtà come la sua hanno dovuto chiudere, non poche portando i libri in tribunale.

Egli ravvisa nelle inadeguatezze della pubblica amministrazione, nell’esosità del fisco, nella ritrosia delle banche a fornire il credito necessario a tassi accettabili, le principali cause dell’appesantimento degli effetti della crisi.

In proposito esemplifica così.

Anni per ottenere il necessario via libera ai lavori da parte degli enti cui compete; ancora anni di ritardo nei pagamenti di opere e lavori eseguiti per loro conto, cui solo da poco s’è iniziato a rimediare.

Difficoltà a scontare in banca le fatture per le prestazioni di cui sopra e quelle della committenza privata, e con elevati tassi di interesse e spese che si mangiano in pratica l’utile d’impresa. Esse chiedono poi garanzie reali di importo sproporzionato per fare credito col contagocce ed a tassi gravosi.

Lo Stato, e gli Enti locali con addizionali e tasse di competenza, colpiscono pesantemente gli immobili destinati ad attività d’impresa, mentre l’IRAP si basa su imponibili presunti che raramente si realizzano, in particolare nelle perduranti difficoltà.

Farraginosità ed elevata onerosità fiscale per reperire Personale professionalmente aggiornato.

Come si vede tra le cose che incidono negativamente sull’attività d’impresa, numerose sono quelle relative alla scadente qualità dei servizi di cui essa ha bisogno.

Per portarli a livello adeguato, più che di risorse finanziarie occorre l’espressione concreta di volontà virtuose, alla nostra portata e da attivare.

Senza badare se portano consensi immediati.

L’importante e che giovino all’Italia, al lavoro per tutti, allo sviluppo nuovo ecosostenibile e solidale, da realizzare con quanti condividono e vi pongono concretamente mano.

 

 

 

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